mercoledì 30 gennaio 2019

Manifesto per la Terra


Di

Ted Mosquin & J. Stan Rowe

Traduzione di Guido Dalla Casa


Un contributo alla diffusione del messaggio



Premesse


Molti movimenti artistici e filosofici hanno pubblicato un proprio Manifesto, in cui venivano esposte verità che per gli autori erano evidenti come le cinque dita della mano. Anche questo Manifesto riporta verità di per sé evidenti, così ovvie per noi come le cinque parti del meraviglioso mondo che ci circonda – terra, aria, acqua, fuoco/luce solare e organismi – e in cui viviamo e ci muoviamo: da esso alimentiamo il nostro esistere. Il Manifesto è centrato sulla Terra: viene messo a fuoco il valore centrale spostandolo dall’umanità all’Ecosfera che la comprende – quella rete di processi e strutture organiche/inorganiche/simbiotiche che costituiscono il Pianeta Terra.


L’Ecosfera è la matrice che avvolge tutti gli organismi e dà loro la Vita, è intimamente intercollegata con essi nella storia dell’evoluzione fin dal principio del tempo. Gli organismi sono formati dall’aria, dall’acqua e dai sedimenti, che a loro volta portano in sé le formazioni e le tracce organiche. La composizione dell’acqua del mare è mantenuta stabile dagli organismi, che pure mantengono in situazione stazionaria un’atmosfera che sarebbe altrimenti di composizione improbabile. Piante ed animali hanno plasmato le rocce calcaree i cui sedimenti formano le nostre ossa. Le false divisioni che abbiamo fatto fra vivente e non-vivente, biotico e abiotico, organico ed inorganico, hanno messo a rischio la stabilità e il potenziale evolutivo dell’Ecosfera.


L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, sta fallendo. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.


Dichiarazione di convinzioni


Ciascuno cerca un significato nella vita, e di appoggiarsi su convinzioni che prendono varie forme. Molti si rivolgono a fedi che ignorano o tolgono ogni importanza a questo mondo e non si rendono conto in senso profondo che siamo generati dalla Terra e sostenuti da essa durante tutta la vita. Nella cultura industriale oggi dominante, la Terra-come-comunità non è una percezione di per sé evidente. Pochi si soffermano giornalmente a considerare con un senso di meraviglia la matrice avviluppante da cui siamo venuti e verso la quale alla fine tutti ritorneremo. Poiché noi siamo un prodotto della Terra, l’armonia delle sue terre, mari, cielo e dei suoi innumerevoli bellissimi organismi porta ricchi significati raramente compresi.


Noi siamo convinti che, finché non viene riconosciuto che l’Ecosfera è l’indispensabile terreno comune di tutte le attività umane, la gente continuerà a mettere al primo posto il proprio interesse immediato. Senza una prospettiva ecocentrica che mantenga saldamente valori e scopi in una realtà ben più grande di quella della nostra sola specie, la risoluzione dei conflitti politici, economici e religiosi sarà impossibile. Finché la ristretta focalizzazione sulle comunità umane non viene ampliata fino a comprendere gli ecosistemi della Terra – le situazioni locali e regionali in cui viviamo – i programmi per modi di vivere sostenibili e in buona salute sono destinati a fallire.


Un attaccamento fiducioso all’Ecosfera, un’empatia estetica con la Natura circostante, un sentimento di riverente meraviglia per il miracolo della Terra Vivente e le sue misteriose armonie, è un’eredità umana oggi in gran parte non riconosciuta. Se vengono di nuovo emotivamente riconosciute, le nostre connessioni con il mondo naturale incominceranno a colmare il vuoto che si è formato vivendo nel mondo industrializzato. Riemergeranno importanti scopi ecologici che la civilizzazione e l’urbanizzazione hanno nascosto. Lo scopo è il ripristino della diversità e della bellezza della Terra, con la nostra specie ancora presente come componente cooperativa, responsabile, etica.


PRINCIPI DI BASE


1 – L’Ecosfera è il Centro di Valore per l’Umanità.


2 – La Creatività e la Produttività degli Ecosistemi della Terra dipendono dalla loro Integrità


3 – La Visione del mondo centrata sulla Terra è confermata dalla Storia Naturale


4 – Un’Etica Ecocentrica si basa sulla Consapevolezza del nostro Posto in Natura


5 – Una Visione del mondo Ecocentrica dà valore alla Diversità degli Ecosistemi e delle Culture


6 – Un’Etica Ecocentrica supporta la Giustizia Sociale.


PRINCIPI DI AZIONE


7 – Difendere e Preservare il Potenziale Creativo della Terra


8 – Ridurre la Dimensione della Popolazione Umana


9 – Ridurre il Consumo Umano di Parti della Terra


10 – Promuovere un Modo di Governare Ecocentrico


11 – Diffondere questo Messaggio


Perché questo Manifesto?


Questo Manifesto è centrato sulla Terra. In particolare è ecocentrico, che significa centrato sul complesso, piuttosto che biocentrico, che significa centrato sugli organismi. Il suo scopo è di estendere e approfondire la comprensione dell’Ecosfera e dei valori primari del Pianeta Terra, che dona e sostiene la vita. Il Manifesto consiste di sei Principi di Base che ne stabiliscono la ragione fondamentale, più cinque Principi di Azione che ne derivano ed evidenziano i doveri dell’umanità verso la Terra e verso gli ecosistemi geografici che la Terra comprende. Il Manifesto viene offerto come guida al pensiero, al comportamento e alla politica sociale etici.


Nel corso dell’ultimo secolo c’è stato qualche miglioramento nelle attitudini scientifica, filosofica e religiosa verso la Natura non-umana. Apprezziamo gli sforzi di coloro la cui sensibilità verso una Terra in rapido degrado ne ha fatto ampliare la visione verso l’esterno, fino a riconoscere il valore intrinseco delle terre, degli oceani, degli animali, delle piante e delle altre creature. Tuttavia, a causa della mancanza di una comune filosofia ecocentrica, molta di questa buona volontà si è sparsa in cento direzioni diverse. È stata neutralizzata e resa inefficace da un unico, profondo, dato-per-certo credo culturale che assegna il primo valore assoluto all’Homo sapiens sapiens e poi, in sequenza, agli altri organismi in base al loro tipo di relazione con il primo.


La recente conoscenza profonda che la Terra, l’Ecosfera, è qualcosa di valore supremo è derivata dagli studi cosmologici, dall’ipotesi Gaia, dalle foto della Terra dallo spazio e specialmente dalla comprensione dell’ecologia. La realtà ecologica centrale per gli organismi – circa 25 milioni di specie – è che sono tutti Figli della Terra. Nessuno esisterebbe senza il pianeta Terra. Ciò che chiamiamo Vita, che costituisce un mistero e un miracolo, è inseparabile dalla storia evolutiva della Terra, dalla sua composizione e dai suoi processi. Perciò la priorità etica deve spostarsi dall’umanità alla Terra, che la comprende. Il Manifesto è una traccia di ciò che consideriamo un passo essenziale verso una relazione sostenibile fra la Terra e gli umani.


PRINCIPI DI BASE


Principio 1. L’Ecosfera è il Centro di Valore per l’Umanità.


L’Ecosfera, il globo della Terra, è la sorgente che genera la creatività dell’evoluzione. Dagli ecosistemi inorganici/organici del pianeta si sono generati gli organismi: in principio le cellule batteriche e infine quei complessi sistemi di cellule che sono gli esseri umani. Pertanto, gli ecosistemi dinamici, che si esprimono in modo complesso e intercollegato in tutte le parti dell’Ecosfera, hanno un valore e un’importanza maggiori delle specie che contengono.


La realtà e il valore dell’essenza ecologica ed esterna di ciascuna persona hanno avuto scarsissima attenzione in confronto al pensiero filosofico dedicato all’essenza interiore dell’umanità, una focalizzazione individualistica che ha allontanato l’attenzione dalle necessità ecologiche e ha fatto trascurare l’importanza vitale dell’Ecosfera. Esteso alla società come interesse soltanto per il benessere della gente, questo omocentrismo (antropocentrismo) è una dottrina di egocentrismo-di-specie che porta a distruggere il mondo naturale. Il biocentrismo che estende l’empatia e la comprensione oltre la razza umana fino a comprendere gli altri organismi costituisce un avanzamento etico, ma il suo scopo è limitato. Non riesce ad apprezzare l’importanza dei “dintorni” ecologici globali. Senza l’attenzione centrata sulla priorità della Terra-come-contesto, il biocentrismo rischia di diventare facilmente uno sciovinistico omocentrismo, perché chi fra tutti gli animali è comunemente considerato il migliore e il più saggio? L’Ecocentrismo, enfatizzando l’Ecosfera come il sistema primario che dà la Vita piuttosto che un semplice supporto per la vita, fornisce il modello cui l’umanità deve richiamarsi come guida per il futuro.


Noi umani siamo espressioni coscienti delle forze generative dell’Ecosfera, la nostra “vivibilità” individuale è sperimentata come inseparabile dall’aria riscaldata-dal-sole, dall’acqua, dalla terra e dal cibo che gli altri organismi ci forniscono. Come tutti gli altri esseri viventi generati dalla Terra, siamo stati “messi in sintonia”, attraverso una lunga evoluzione, con le sue risonanze, i suoi cicli ritmici, le sue stagioni. Il linguaggio, il pensiero, le intuizioni – tutte provengono direttamente o metaforicamente dal nostro essere fisico sulla Terra. Oltre l’esperienza conscia, ogni persona incorpora un’intelligenza, un’innata saggezza del corpo che, senza alcuna partecipazione cosciente, la rende adatta a partecipare come parte simbiotica degli ecosistemi terrestri. La comprensione della realtà ecologica che gli umani sono Figli-della-Terra sposta il centro dei valori dall’omocentrico all’ecocentrico, dall’Homo sapiens al Pianeta Terra.


Principio 2. La Creatività e la Produttività degli Ecosistemi della Terra Dipendono dalla loro Integrità


“Integrità” si riferisce alla totalità, alla completezza, alla capacità di funzionare pienamente. Il modello è dato dagli ecosistemi della Natura che ricevono energia dal Sole, quando non sono danneggiati; come esempi, un tratto produttivo della piattaforma continentale marina o una foresta pluviale temperata nel tempo precedente lo sfruttamento, quando gli umani erano soprattutto raccoglitori. Sebbene questi tempi siano al di là del ricordo, gli ecosistemi di quel periodo (per quanto è dato conoscerli oggi) ci forniscono ancora gli unici modelli di sostenibilità per l’agricoltura, per la silvicoltura e per la pesca. Gli attuali gravi problemi in tutte tre queste attività industrializzate ci mostrano gli effetti del deterioramento dell’integrità; in particolare, perdita di produttività e di richiamo estetico parallelamente al progressivo scombussolamento delle funzioni vitali degli ecosistemi.


La creatività evolutiva e la produttività continuativa della Terra e dei suoi ecosistemi regionali richiedono la continuità delle loro strutture di base e dei processi ecologici. Questa integrità interna dipende dalla conservazione delle comunità con le loro innumerevoli forme di cooperazione evolutiva e di interdipendenza. L’integrità dipende da intricate catene alimentari e dai flussi di energia, da terreni non degradati dall’erosione e dai cicli di elementi essenziali come l’azoto, il potassio, il fosforo. Inoltre, le composizioni naturali dell’aria, dei sedimenti e dell’acqua sono essenziali per i processi e le funzioni della Natura. L’inquinamento di questi tre elementi, insieme con l’estrazione e lo sfruttamento di costituenti organici ed inorganici, indebolisce l’integrità degli ecosistemi e il funzionamento normale dell’Ecosfera, che è la fonte della Vita in evoluzione.


Principio 3. La Visione del mondo centrata sulla Terra è confermata dalla Storia Naturale


La Storia Naturale è la storia della Terra. I cosmologi e i geologi ci descrivono l’inizio della Terra più di quattro miliardi di anni fa, la comparsa di piccole creature marine nei primi sedimenti, l’emergere degli animali terrestri dal mare, l’Era dei Dinosauri, l’evoluzione, attraverso influenze reciproche, degli insetti, delle piante con fiori e dei mammiferi da cui, in tempi geologicamente recenti, sono venuti i Primati e quindi l’umanità. Noi condividiamo il materiale genetico e un’origine comune con tutte le altre creature che fanno parte degli ecosistemi della Terra. Queste conoscenze di cui disponiamo pongono l’umanità nel contesto naturale.


La storia della Terra che si svolge attraverso gli eoni ci mostra la nostra coevoluzione con miriadi di organismi compagni attraverso l’accordo, e non solo attraverso la competizione. Tutti gli esempi di coesistenza organica rivelano i ruoli importanti del mutualismo, della cooperazione e della simbiosi nella grande sinfonia della Terra.


I miti delle varie culture e le storie che plasmano i nostri atteggiamenti e i nostri valori vogliono dirci da dove veniamo, chi siamo, e dove stiamo andando in futuro. Queste storie sono state irrealisticamente omocentriche e/o ultraterrene. Invece, lo svolgimento, basato sull’evidenza e rivolto verso l’esterno, della storia naturale dell’umanità – fatta di polvere di stelle, dotata di grande vitalità e sostenuta dai processi naturali dell’Ecosfera – è non soltanto credibile ma anche più meravigliosa dei tradizionali miti centrati solo sull’umano. Poiché mostrano l’umanità-nel-contesto come una componente organica del globo planetario, le storie ecocentriche rivelano anche un proposito funzionale e uno scopo etico; più precisamente, con la parte umana al servizio della più grande totalità della Terra.


Principio 4. Un’Etica Ecocentrica si basa sulla Consapevolezza del nostro Posto in Natura.


L’Etica riguarda quelle azioni e quegli atteggiamenti non-egoici che provengono da valori profondi; cioè, dal senso di quello che è veramente importante. Un apprezzamento profondo della Terra ha come conseguenza un comportamento etico verso di essa. La venerazione per la Terra nasce facilmente con le esperienze infantili all’aperto e, nell’età adulta, viene rafforzata dal “vivere nel proprio luogo”, in modo che le forme della terra e dell’acqua, le piante e gli animali diventano familiari come conoscenti vicini. La visione del mondo ecologica e l’etica che trova i suoi primi valori nell’Ecosfera derivano la loro forza dal vivere nel mondo naturale e semi-naturale, in un contesto rurale piuttosto che in un contesto urbano. La consapevolezza della nostra condizione in questo mondo è fonte di meraviglia, di religiosa ammirazione e di una decisa intenzione a ripristinare, conservare e proteggere le antiche bellezze dell’Ecosfera e quelle modalità naturali che hanno resistito per lunghissimi periodi alla prova del tempo.


Il Pianeta Terra e i suoi svariati ecosistemi con i loro elementi essenziali – aria, terra, acqua e mondo organico – circondano e nutrono ciascun individuo e ciascuna comunità, ciclicamente dando la vita e riprendendosi il dono. Una consapevolezza di sé come essere ecologico, alimentato dall’acqua e dagli altri organismi, e come un animale immerso nell’aria che vive nell’interfaccia produttiva e scaldata dal sole dove l’atmosfera incontra la terra, ci dà un senso di connessione e riverenza per l’abbondanza e la vitalità della Natura sostenitrice.


Principio 5. Una Visione del Mondo Ecocentrica apprezza la Diversità degli Ecosistemi e delle Culture


La maggiore rivelazione della prospettiva centrata-sulla-Terra è la sorprendente varietà e ricchezza degli ecosistemi e delle loro parti organiche/inorganiche. La superficie della Terra presenta una diversità, di notevole attrattiva estetica, di ecosistemi artici, temperati e tropicali. All’interno di questo mosaico globale le diversissime varietà di piante, animali e umani sono dipendenti dalla variegata mescolanza circostante di forme terrestri, suoli, acque e climi locali. In tal modo la biodiversità, la diversità degli organismi, dipende dal mantenimento dell’ecodiversità, la diversità degli ecosistemi. La diversità culturale – una forma di biodiversità – è il risultato storico di umani che hanno adattato le loro attività, i loro pensieri e il loro linguaggio a ecosistemi geografici specifici. Pertanto, qualunque cosa che degrada o distrugge ecosistemi è un pericolo e una disgrazia sia biologica che culturale. Una visione del mondo ecocentrica dà valore alla diversità della Terra in tutte le sue forme, sia non-umane che umane.


Ciascuna cultura umana del passato ha sviluppato un linguaggio unico che ha radici estetiche ed etiche nelle visioni, nei suoni, negli odori, nei sapori e nei modi di sentire di quella particolare parte della Terra in cui è fiorita. Tale diversità culturale basata sull’ecosistema era vitale, poiché faceva sviluppare modi di vivere sostenibili nelle diverse parti della Terra. Oggi il linguaggio ecologico dei popoli aborigeni, e la diversità culturale che rappresentano, sono in grave pericolo come le specie delle foreste tropicali, e per le stesse ragioni: il mondo sta per essere omogeneizzato, gli ecosistemi stanno per essere semplificati, la diversità è in declino, la varietà si sta perdendo. Un’etica ecocentrica si oppone alla globalizzazione economica di oggi che ignora la saggezza ecologica incorporata nelle culture diverse, e le distrugge per un profitto a breve termine.


Principio 6.-Un’Etica Ecocentrica Supporta la Giustizia Sociale.


Molte delle ingiustizie della società umana provengono dalla disuguaglianza. Costituiscono un sottoinsieme delle più grandi ingiustizie ed iniquità compiute dagli umani sugli ecosistemi e le loro specie. Con il suo concetto esteso di comunità, l’ecocentrismo enfatizza l’importanza di tutte le componenti interattive della Terra, comprese molte le cui funzioni sono in gran parte sconosciute. In tal modo viene affermato il valore intrinseco di tutte le parti dell’ecosistema, organiche ed inorganiche, senza proibirne un impiego attento ed oculato. “Diversità con Uguaglianza” è una legge ecologica basata sul funzionamento della Natura che fornisce una guida etica per la società umana.


Gli ecologisti sociali criticano a ragione l’organizzazione gerarchica nelle culture, che costituisce una discriminazione nei riguardi di chi non ha potere, specialmente verso le donne e i bambini, che sono svantaggiati. L’argomento che la strada verso un vivere sostenibile sarà impedita finché il modello culturale ridurrà le tensioni che derivano dall’ingiustizia sociale e dall’ineguaglianza fra i sessi, è certamente corretto almeno fino ad un certo punto. Ciò che non viene preso in considerazione è che l’attuale rapida degradazione degli ecosistemi della Terra aumenta le tensioni fra gli umani mentre preclude la possibilità di un vivere sostenibile e impedisce l’eliminazione della povertà. Le questioni di giustizia sociale, per quanto importanti, non possono essere soddisfatte finché non viene fermata la distruzione degli ecosistemi ponendo fine a filosofie ed attività omocentriche.


PRINCIPI DI AZIONE


Principio 7.- Difendere e Preservare il Potenziale Creativo della Terra


I poteri creativi dell’Ecosfera si esprimono attraverso i suoi resilienti ecosistemi geografici. Perciò, come priorità principale, la filosofia ecocentrica richiede la conservazione e il ripristino degli ecosistemi naturali e delle loro specie componenti. A parte la remota possibilità di collisioni con comete e asteroidi, in grado di quasi distruggere il pianeta, l’inventiva evolutiva della Terra continuerà per milioni di anni: viene impedita soltanto dove gli umani hanno distrutto interi ecosistemi sterminando specie o avvelenando sedimenti, acqua ed aria. Le continuate e pericolose estinzioni tolgono fili dalla trama della vita, diminuendo la bellezza della Terra e la possibilità che emergano in futuro ecosistemi unici con organismi correlati, forse di sensibilità e intelligenza più grandi di quelle umane.


“La prima regola del racconciare è salvare tutti i pezzi.” (Aldo Leopold – Almanacco di un mondo semplice, 1997). Le azioni che mettono in pericolo la stabilità e la buona salute dell’Ecosfera e dei suoi ecosistemi devono essere identificate e condannate pubblicamente. Fra le più distruttive delle attività umane vi sono il militarismo e le sue spese enormi, l’estrazione di materiali tossici, la produzione di veleni biologici in tutte le forme, il modo industriale di condurre l’agricoltura, la pesca e lo sfruttamento delle foreste. Se non vengono arrestate, tali tecnologie letali, giustificate come necessarie per proteggere specifiche popolazioni umane ma che in realtà servono al profitto di grosse compagnie commerciali e a soddisfare desideri umani di possesso piuttosto che bisogni, porteranno a disastri ecologici e sociali sempre più grandi.


Principio 8. Ridurre la Dimensione della Popolazione Umana


Una causa primaria della distruzione di ecosistemi e dell’estinzione di specie è l’esplosione della popolazione umana che già oggi supera largamente ogni livello ecologicamente sostenibile. La popolazione mondiale totale, oggi di 6.5 miliardi, sale vertiginosamente e inesorabilmente di 75 milioni di unità all’anno. Ogni umano in più è un “consumatore” ecologico su un pianeta le cui capacità di mantenere tutte le sue creature è quantitativamente limitata. In tutti gli angoli della Terra la pressione numerica umana continua a minare l’integrità e la capacità di generazione degli ecosistemi terrestri, marini e di acqua dolce. La nostra monocultura umana sta sovrastando e distruggendo le policulture della Natura. Nazione per nazione, è necessario diminuire la popolazione umana riducendo il numero di concepimenti.


L’etica ecocentrica che dà valore alla Terra e ai suoi sistemi in evoluzione, al di sopra delle specie, condanna l’accettazione sociale di una fecondità umana illimitata. L’attuale esigenza di ridurre il numero di umani è maggiore nei Paesi ricchi dove è più grande l’uso pro capite dell’energia e delle risorse della Terra. Un obiettivo ragionevole è la riduzione ai livelli di popolazione esistenti prima della diffusione dell’impiego dei combustibili fossili; cioè a un miliardo di unità o meno. Questo accadrà o con l’attuazione di politiche intelligenti o inevitabilmente con epidemie, fame, guerre.


Principio 9.- Ridurre il Consumo Umano di Parti della Terra.


La minaccia principale alla diversità, alla bellezza e alla stabilità dell’Ecosfera è la sempre crescente appropriazione dei beni del pianeta per usi esclusivamente umani. Tale appropriazione ed uso eccessivo, spesso giustificati dall’aumento della popolazione, rubano i mezzi di sostentamento agli altri organismi. La visione omocentrica ed egocentrica che dà agli umani un diritto su tutti i componenti dell’ecosistema – aria, terra, acqua, organismi – è moralmente condannabile. A differenza delle piante, noi umani siamo “eterotrofi” (mangiatori di altri) e dobbiamo uccidere per alimentarci, vestirci e coprirci, ma questo non ci dà licenza di rapinare e sterminare. Il consumo accelerato di parti vitali della Terra è una ricetta sicura per la distruzione dell’ecodiversità e della biodiversità. Le nazioni ricche armate di potente tecnologia sono la causa principale dei guai: esse sarebbero in grado di ridurre i consumi e condividere i beni con le nazioni il cui livello di vita è il più basso. Comunque, nessuna nazione è innocente.


Bisogna rinunciare all’ideologia mercantile della crescita perpetua, come pure alle perverse politiche industriali ed economiche basate su di essa. La tesi dei Limiti dello Sviluppo è da seguire. Un passo razionale verso la fine dell’espansione economica di sfruttamento è la soppressione dei sussidi pubblici a quelle industrie che inquinano l’acqua, la terra o l’aria e/o distruggono organismi e suoli. Una filosofia di simbiosi, di vita in modo conforme alla posizione di membro delle comunità della Terra, assicurerà il ripristino di ecosistemi capaci di produzione evolutiva. Per le economie sostenibili, le linee-guida sono qualitative, non quantitative. “Conserva la salute, la bellezza e la stabilità di terra, acqua ed aria, e la produttività ne sarà la naturale conseguenza.” (E.F. Schumacher – Piccolo è bello).


Principio 10.- Promuovere un Modo di Governare Ecocentrico


Le concezioni omocentriche di governo che incoraggiano il super-sfruttamento e la distruzione degli ecosistemi della Terra devono essere sostituite da quelle che privilegiano la sopravvivenza e l’integrità dell’Ecosfera e dei suoi componenti. È necessario che ci siano validi difensori delle strutture vitali e delle funzioni dell’Ecosfera nelle posizioni di membri influenti delle strutture di governo. Questi “ecopolitici”, dotati di buone conoscenze sui processi della Terra e sull’ecologia umana, daranno voce a chi non ne ha. Negli attuali centri di potere, “chi parla per il lupo?” e “chi parla per la foresta pluviale temperata?”. Queste domande hanno un significato ben più che metaforico; esse rivelano la necessità di salvaguardare legalmente le molte componenti essenziali non-umane dell’Ecosfera.


E’ necessario promulgare un corpo di leggi ambientali che conferisca valore legale alle strutture e alle funzioni vitali dell’Ecosfera. Nazione per nazione, devono essere elette o nominate nelle strutture governative persone ecologicamente responsabili. Opportuni avvocati-custodi saranno i difensori degli ecosistemi e dei loro processi fondamentali quando sono minacciati. Le questioni saranno esaminate sulla base della conservazione dell’integrità degli ecosistemi, non del perseguire un guadagno economico. Al trascorrere del tempo, come conseguenze pratiche della filosofia ecocentrica, si evidenzieranno nuove visioni e dottrine nella legge, nella politica e nell’amministrazione, e avranno come conseguenza modi di governare ecocentrici. L’implementazione avverrà necessariamente con lentezza passo dopo passo sul lungo termine, via via che la gente proverà le modalità pratiche per rappresentarsi e assicurare il benessere delle parti non-umane essenziali della Terra e dei suoi ecosistemi.


Principio 11. –Diffondere il Messaggio


Coloro che sono d’accordo con i principi elencati hanno il dovere di diffonderli attraverso l’istruzione e la guida. Il compito iniziale più urgente è far prendere coscienza a tutti della loro dipendenza funzionale dagli ecosistemi della Terra, così come dei loro legami con tutte le altre specie. Ne consegue uno slittamento di importanza dall’omocentrismo all’ecocentrismo, e questo porta ad un regolatore etico esterno per le azioni umane. Tale spostamento ci segnala cosa dobbiamo fare per conservare il potenziale evolutivo ininterrotto di un’Ecosfera meravigliosa. Questo rivela la necessità di partecipare alle attività della saggia comunità della Terra, dove ciascuno gioca un suo ruolo personale nel sostenere la splendida realtà che lo circonda.


Questo Manifesto Ecocentrico non è anti-umano, tuttavia respinge l’omocentrismo sciovinistico. Promuovendo la ricerca di valori permanenti – una cultura di condiscendenza e simbiosi con questo unico Pianeta Vivente – fa sviluppare una visione unificante. La prospettiva opposta, che guarda verso l’interno senza la comprensione dell’esterno, è sempre un pericolo, come dimostrano chiaramente le religioni, le sette e le ideologie umanistiche, in continuo conflitto fra loro. La diffusione del messaggio ecologico, che pone l’enfasi sulla realtà esterna condivisa dall’umanità, apre una via nuova e promettente verso la comprensione internazionale, la cooperazione, la stabilità e la pace.

domenica 7 ottobre 2018

Riflessione finale

 


Wild Nahani


"La civiltà, non è altro che il distacco dell'uomo dalla natura. Quando l'uomo viene distaccato dalla natura perde l'innocenza naturale, perde la semplicità della vita e conseguentemente aumenta le proprie ambizioni e miserie..." (Lao-Tse).

“Mi sembra inconcepibile che un rapporto etico con la terra possa esistere senza provare per essa amore, rispetto e ammirazione, e senza un’alta considerazione del suo valore. Parlando di valore mi riferisco, naturalmente, a qualcosa di molto più vasto del semplice valore economico, intendendo quindi il termine in senso filosofico.

Forse il pericolo che minaccia più gravemente l’evoluzione di un’etica della terra è il fatto che i nostri sistemi educativi ed economici vanno nella direzione opposta a quella che li condurrebbe verso lo sviluppo di un’intensa consapevolezza della terra. L’uomo moderno è separato dalla terra da troppi intermediari e arnesi; non ha un rapporto vitale con essa e per lui ‘terra’ significa solo la spazio fra una città e l’altra, dove si producono i raccolti. Se lo si lascia libero un giorno in campagna, in un luogo che non sia un campo da golf o un belvedere, si annoierà a morte..... In poche parole, la terra ormai gli va stretta” (A. Leopold, 1949-1997).

La svolta filosofica, sociale ed economica impressa dall’Illuminismo al mondo occidentale a partire dal XVIIIº secolo, poi continuata col positivismo, è approdata nei nostri giorni nell’acritico trionfo del razionalismo tecnologico. Effetti così radicali, prodotti da una sì complessa “weltanschauung”, non possono essere contrastati che mediante una diversa filosofia. Ma è purtroppo vero che all’interno del pensiero filosofico di cui il mondo occidentale si è nutrito sin dal tempo dell’antica Grecia, si cercherebbe invano una visione della vita sottratta al determinante influsso dell’antropocentrismo espresso dal gruppo ed ispirata ad una concezione unitaria e paritetica del rapporto uomo-natura. Occorrerebbe eliminare dalla mente il “razionalismo eccessivo” ed uscire dalla simmetria degli elementi e degli eventi. Uno “status asimmetrico”, genererebbe continue variabili che, come detto in precedenza, favorirebbero la compenetrazione degli opposti fusi in un tutto unico all’interno della dialettica della natura. “E’ così triste vedere la gente cercare di uniformarsi agli altri. Per essere tutti la stessa cosa. Ebbene, noi siamo come i fiori della terra. Sarebbe davvero una noia uscire dalla propria casa e non vedere che pratoline, pratoline nere e bianche. Un popolo diverso, delle idee e delle credenze diverse: ecco ciò che rende la vita molto più interessante” (Cecilia Pitchell, Mohawk - in AA. VV., 1995).

Da qualche parte si è tuttavia pensato di poter individuare nel pensiero anarchico una costruzione filosofica che per i suoi stessi presupposti riesce ad affrancarsi all’idolatria del potere esercitato dall’uomo nelle sue varie forme associative, che vanno dalla famiglia, al clan, allo Stato. Occorre però chiarire senza indugio che le poche tendenze ambientalistiche inclini alle seduzioni dell’antica matrice anarchica, si rifanno soltanto all’anarchia intesa come costruzione filosofica, non certamente all’anarchia che, come movimento politico, ha fatto parlare a lungo di sé, attraverso la voce di William Godwin, Max Stirner, Michail Bakunin, Petr Kropotkin, e lo stesso Pierre Joseph Proudhon. Proprio lo Stirner, pur esponente della sinistra egheliana, si opponeva fermamente alle conclusioni del grande filosofo tedesco che vedeva dissolversi nella onnicomprensività dello Spirito infinito anche l’individuo, che è invece, per lo Stirner, l’unica realtà e l’unico valore.

All’interno della filosofia anarchica si sviluppa, per così dire, il dominio assoluto dell’individuo e della personalità singola, che per esprimere le sue esigenze primarie non ha bisogno di delegarle alla famiglia, al clan o allo Stato, in quanto può e deve esprimerle in prima persona, certo che la somma delle felicità individuali fanno la felicità dell’intera collettività. In tal modo si pensa di poter rovesciare il rapporto società-ambiente, nel senso che sono da ritenere inutili i precetti imperativi se ogni singolo individuo non regola liberamente sé stesso, così che sarà il singolo individuo a determinare il comportamento del gruppo, e non viceversa. In questo senso appare assai appropriato ed efficace quanto scrive Odin (in Boussinot, 1978): “Noi vogliamo che l’umanità sia felice. Ma l’umanità non è un’entità reale, solo gli individui che lo compongono sono delle entità reali. Quindi quando dico: voglio che l’umanità sia felice, voglio che gli individui siano felici. Contrariamente alle apparenze non si tratta della famosa felicità di ognuno grazie alla felicità di tutti, ma esattamente dell’inverso: puramente e semplicemente la felicità di ognuno (e tutti gli ognuno riuniti fanno effettivamente tutti). Questa felicità di ognuno ha ognuno come agente. La società deve quindi essere concepita in tale maniera da far sì che, nel la più totale libertà indispensabile, ognuno sia l’agente della propria felicità.......Dato che ogni individuo è unico, insostituibile e incarna l’umanità intera, che faccia prima di ogni altra cosa la sua rivoluzione personale! Che si liberi per primo e che aiuti gli altri a liberarsi, uno dopo l’altro!”. Tuttavia, a proposito dell’anarchismo storico, occorre dire che esso, nelle grandi linee, non ha trasferito sulle problematiche ambientali le proprie idee sociali. Forse il periodo temporale dello sviluppo di quelle idee, la visione antropocentrica di fondo e la mancanza delle basi “naturali” della filosofia occidentale, possono aver causato un tale “silenzio”. Resta comunque il fatto che le idee anarchiche hanno in un certo qual modo contribuito a mettere in discussione le “certezze” della socialità borghese occidentale. La scuola anarchica contemporanea, probabilmente conscia della profonda crisi ecologica della sociatà attuale, ha però inserito nelle proprie argomentazioni libertarie il riferimento al mondo naturale. Ne è un vivido esempio Murray Bookchin più volte citato nel testo con la sua “ecologia sociale” e Paul Goodman che “elaborò la sua critica al sistema opponendo alla ‘civiltà tecnologica’ l’idea della natura e della realtà umana come un tutto funzionale e unitario, in cui domina l’interazione e la simbiosi tra l’individuo e l’ambiente. Ecco perché non è allo specialista che tocca pianificare la vita sociale: così si perderà di vista l’unitarietà del fenomeno con il  rischio perenne di distruggere la comunità originaria esistente” (Zanantoni, 1996).

Scrive Bookchin a proposito dello spirito rivoluzionario: “Per quanto inquinati, ideali di libertà continuano ad esistere fra noi. Eppure il progetto rivoluzionario non è mai stato così compromesso dall’’imborghesimento’ temuto da Bakunin nell’ultimo periodo della sua vita. Né si è presentato in termini tanto ambigui come oggi. Parole come ‘radicalismo’ e ‘sinistra’ sono diventate di significato misterioso, ed esiste il serio pericolo che perdano completamente di senso. Quanto oggi passa per rivoluzione, radicalismo e sinistra, solo un paio di generazioni fa sarebbe stato rifiutato come riformismo ed opportunismo politico. Il pensiero sociale si è lasciato attrarre così addentro le viscere dell’attuale società che le persone che si considerano ‘di sinistra’ (socialisti, marxisti o radical che siano) rischiano di venirne digeriti senza neppure accorgersene”. 

Riferendoci ancora a Murray Bookchin, scrive Berti (1998): “Portando all’estrema coerenza teorica i presupposti fondamentali del pensiero ecologico, di cui è stato un pioniere, Bookchin dimostra che il principio informatore di tutta la civiltà esistente - il principio del dominio - è la causa della rovina totale dell’uomo. Non si tratta di una rovina morale, o religiosa, o sociale, o culturale, o psicologica, ma di una rovina totale dal momento che la catastrofe ecologica finirà col disseccare le fonti stesse della vita umana. Se ne deve dedurre che la salvezza dell’umanità sta nel dissolvimento del principio su cui si fonda la civiltà esistente: il principio del dominio.

Secondo Bookchin solo l’idea anarchica riflette per intero una concezione ecologica coerente perché il suo principio è universale. Esso non è più espressione di un movimento storico-sociale, ma l’unico altro modo di intendere e di organizzare la vita umana. A fronte della civiltà del dominio sta contrapposta la civiltà della vita presa nella sua interezza. Ecologia radicale, ovvero consapevolezza teorica delle interconnessioni necessitanti che ‘tengono’ il sistema natura-uomo-società, ovvero assunzione etica dei diritti dell’esistente in tutta la complessità delle sue forme, che sono, in termini ecologici, la garanzia dell’equilibrio e quindi dell’infinità multiformità del reale. Con Bookchin ritornano le grandi intuizioni di Kropotkin, soprattutto quella difficile equazione secondo cui la forma culturale più alta della socialità è quella che (paradossalmente) riflette la forma più alta di autentica naturalità”.

Tra le nostre considerazioni non possiamo esimerci dal ribadire che la primaria soluzione dei problemi ambientali si fonda soprattutto su una revisione radicale o meglio in una ricostruzione ex novo del pensiero e conseguentemente del modello di vita personale e sociale, ed è con una siffatta convinzione che ci piace citare qui di seguito quanto scrive C.G. Jung con una saggezza spartana degna di essere imitata: “Ho rinunciato alla corrente elettrica: io stesso accendo il focolare e la stufa, e a sera accendo le vecchie lampade. Non ho acqua corrente, e pompo l’acqua da un pozzo; spacco la legna, e cucino il cibo. Questi atti semplici rendono l’uomo semplice: e quanto è difficile essere semplici!”. La profonda riflessione di Jung ci apre una piccola speranza perché: “Le api vivono nell’ombra dell’alveare, ma ritrovano sempre la strada per la luce”

E sulle critiche di coloro che vogliono annullare il significato dei pensieri radicalmente opposti all’attuale modo di fare si riporta un passo molto significativo di Devall e Sessions (1989): “Inventare un futuro ecotopico ha un valore pratico. Ci aiuta a puntualizzare i nostri obiettivi, offre un ideale, che, se non si realizzerà forse mai completamente, mantiene sempre desta però l’attenzione verso la sua realizzazione. In base a questo ideale possiamo anche orientare le azioni personali e le decisioni di politica collettiva su controversie specifiche…… Grazie a quessta visione possiamo cogliere la distanza fra come la realtà dovrebbe essere e com’è oggi nella società industrial-tecnocratica”.



“Da qualche parte a est un lupo ululò in tono leggermente interrogativo. Riconobbi la voce perché l’avevo udita molte volte in precedenza..... Ma per me era una voce che parlava del mondo perduto un tempo nostro, prima che scegliessimo un ruolo in contrasto con esso; un mondo di cui avevo avuto un barlume e in cui era quasi entrato ..... soltanto per restarne escluso, alla fine, dal mio stesso io ”(F. Mowat, 1973).


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Questo è l’ultimo post di questo sito web, ma non potremmo concludere tutte le precedenti riflessioni che in molti tratti sono soffuse di incolpevole pessimismo, con parole più appropriate di quelle che appaiono nel seguente scritto profetico di Leonardo da Vinci, intitolato Della crudeltà dell’omo. “Vedrassi animali sopra la terra, i quali sempre combatteranno infra loro e con danni grandissimi e spesso morte di ciascuna delle parte. Questi non aran termine nella loro malignità; per le fiere membra di questi verranno a terra gran parte degli alberi delle gran selve dell’universo; e poi ch’è saran pasciuti il nutrimento dei lor desideri sarà di dar morte e affanno e fatiche e paure e fughe a qualunque cosa animata. E per la loro ismisurata superbia questi si vorran levare inverso il cielo, ma la sperchia gravezza delle lor membra gli terrà in basso. Nulla cosa resterà sopra la terra. o sotto la terra e l’acqua, che non sia perseguitata, remossa o guasta; e quella d’un paese remossa nell’altro; e ‘l corpo di questi si farà sepoltura e transito di tutti i già lor corpi animati. O mondo come non t’apri, e e’ precipita nell’alte fessure de’ tua gran balatri e spelonche, e non mostrare più al cielo sì crudele e dispietato mostro.” (tratto da Simonetta, 1976).


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“L’uomo deve trovare la pace con se stesso per illuminare il proprio cammino”



“Se perderemo veramente il mondo selvaggio..... - parafrasando un famoso scritto (Cassandra di C. Wolf) - il dolore si impadronirà di noi. Ma grazie ad esso, dopo, e qualora un dopo ci sarà, ci rincontreremo e se dovessimo rivivere il selvaggio creeremo forse finalmente con esso un eterno rapporto di verità, di unione, d’infinito ed indissolubile rispetto.........”.