giovedì 30 maggio 2019

La longevità “apparente” e la sovrappopolazione

Wild Nahani





“La crescita perpetua è il credo della cellula cancerosa” (E. Abbey). Nella società contemporanea corre l’idea che l’uomo viva più a lungo e che le malattie siano sotto controllo. Nulla di più falso. Se, statistiche alla mano, constatiamo che oggi siamo più longevi rispetto al passato, dimentichiamo di considerare, nel contempo, alcuni parametri fondamentali. Una volta la vita reale che si svolgeva era “netta”, cioè si sviluppava per un certo numero di anni senza “aiuti” e “protezioni” esterne. Si viveva, in sostanza, secondo l’influenza dell’ambiente e secondo la propria costituzione fisica. Le malattie poi, sin quando l’uomo era legato alla selezione naturale, erano contrastate dalle proprie difese biologiche, mentre l’atto della riproduzione era assicurato solo dai soggetti più in salute, in grado di tramandare geni “salubri” e “selezionati”.

Con il trascorrere delle generazioni, la selezione naturale è andata via via scemando per far posto ad una barriera artificiale (progressi medici, scientifici e sociali), che ha completamente isolato l’uomo dalle insidie ambientali. Scomparsa la selezione, la riproduzione di massa oltre a causare un notevole incremento della popolazione globale, consente la trasmissione dei geni difettosi, causando, così, un progressivo indebolimento della specie. L’uomo, dunque, è sicuramente riuscito ad allungare la media dell’esistenza in vita, ma ad una precisa condizione: che viva sotto una campana di vetro artificiale, seguendo rigide regole igienico-sanitarie ed intervenendo prontamente ad ogni più piccolo ostacolo. L’analisi critica di un quadro del genere, ci fa comprendere che in realtà l’uomo è molto più debole di una volta, è soggetto alle insidie di un numero maggiore di malattie ed è in netta decadenza nella psiche e nella materia. Proviamo, per ipotesi, a far nascere un bambino, figlio del retaggio genico della civiltà moderna, in un ambiente selvaggio, e lasciamolo sviluppare nel tempo secondo i dettami selettivi dell’ambiente. Se, alla fine, contiamo gli anni che sopravvive, ci accorgeremo che avrà avuto una vita più breve di uno stesso umano vissuto in analoga situazione ma figlio di una popolazione genica “selvatica”. Dunque, l’uomo tecnologico contemporaneo, è in apparenza più longevo, ma è in realtà più gracile, addomesticato, debole e senza carattere. Con grossi artifici (terapeutici, chirurgici, igienici, ecc.), si tutela artificialmente e conta in genere un numero maggiore di anni, ma non ha più la robustezza e l’energia di una volta. L’ingentilimento e la sedentarietà della vita quotidiana che la “civiltà” impone lo indeboliscono drammaticamente. Le statistiche, poi, confermano che le malattie sono sempre più numerose e variate. La sovrappopolazione nonché i continui e rapidi interscambi, favoriscono ulteriormente la nascita e la propagazione delle alterazioni patologiche (oggi in poche ore con un aereo è possibile diffondere un’infezione da un capo all’altro del mondo). Scrive Dorst (1988): “Il costante aumento delle malattie mentali e nervose di ogni tipo -’malattie di civilizzazione’- costituisce la prova più documentata della profonda mancanza di armonia oggi in atto tra l’uomo e il suo ambiente. Le attività umane portate al parossismo, spinte fino all’assurdo, pare che rechino in se stesse i germi della distruzione della nostra specie.

Questo fenomeno ricorda la politelia osservata nel corso dell’evoluzione di certi tipi di animali; un carattere comparso in una linea è in seguito capace di svilupparsi, e di svilupparsi esageratamente, fino a divenire nocivo e contrario agli interessi della specie stessa e senza avere, da quel momento, il minimo valore come mutazione di adattamento. Molte linee si sono estinte così nel corso dei tempi geologici, in seguito allo sviluppo esagerato di una caratteristica divenuta mostruosa. Ci si può chiedere se non sta accadendo lo stesso all’uomo e alla civiltà tecnica da lui creata, che gli ha permesso, all’inizio, di raggiungere un alto livello di vita ma il cui eccesso rischia di divenirgli fatale”. Anche numerose razze e popolazioni umane si sono estinte nel corso dei millenni proprio a causa di un loro eccessivo sviluppo divenuto “mostruoso” (Dorst, 1988).

Occorre prontamente ricordare come l’uomo, nello stato di cacciatore-raccoglitore, era rappresentato da popolazioni basse numericamente, il che sfavoriva lo sviluppo di numerose patologie infettive; tra l’altro, gli interscambi tra le varie popolazioni, erano minimi e localizzati. Per la loro sussistenza giornaliera si spostavano periodicamente allontanandosi così dalle proprie deiezioni ed immondizie (Goldsmith, 1992). Il tempo trascorso nella caccia e nella raccolta era una minima parte del totale lasciando così spazio al riposo e alla “riflessione” (Goldsmith, 1992).

Con la rivoluzione agricola, l’uomo comincia a sterminare parte della biocenosi che ostacola il proprio cammino determinando l’estinzione di moltissime specie animali e vegetali. Con la rivoluzione tecnologica ed industriale poi, ultimo stadio dell’invadenza, il numero delle specie estinte o portate sull’orlo dell’estinzione si moltiplica enormemente.

Se, per raggiungere i 3 miliardi di persone la razza umana ha impiegato all’incirca 600.000 anni, per raddoppiare sono stati sufficienti meno di 40 anni! Il problema della sovrappopolazione umana è forse uno degli elementi più preoccupanti e devastanti che si presentano alla società contemporanea e al mondo naturale. Eliminata la selezione naturale e i freni che imponeva l’ambiente, l’uomo ha dato corso ad una proliferazione estremamente esagerata saccheggiando le risorse ambientali e proteggendosi, nel contempo, con la tecnologia, la medicina e altro. Ma la sovrappopolazione porta ad un continuo stress, facilita la diffusione delle malattie, determina gravi squilibri fisiologici, innesca tensioni sociali,  e prelude, alla fine, alla decadenza della specie. Il problema non è da sottovalutare ed è da incoscienti propagandare politiche sociali in nome della proliferazione demografica. Occorre intervenire nell’immediato e drasticamente. Ma la miopia delle popolazioni, favorita anche dall’illusione religiosa e dalle politiche di profitto degli Stati, non consente di osservare, almeno in lontananza, i bagliori della speranza e forse non si pecca di eccessivo pessimismo se si immagina il futuro dei prossimi millenni come una sorta di deserto popolato, tra le forme più appariscenti, solo da qualche specie di insetto sopravvissuta al passaggio dell’uomo ormai autodistrutto.

Occorre, sia salvare la natura che l’uomo da se stesso (Dorst, 1988)! Nessuna politica di conservazione può prescindere dal problema della sovrappopolazione: “...la premessa assoluta è il blocco dell’espansione della popolazione umana” (Simonetta, 1976).  Scrive Kaczynskj (1997): “E’ accertato che la sovrappopolazione aumenta lo stress e l’aggressività. Il grado di affollamento che esiste oggi e l’isolamento dell’uomo dalla natura sono conseguenze del progresso tecnologico. Tutte le società preindustriali erano in prevalenza rurali. La rivoluzione industriale ha aumentato a dismisura l’estensione delle città e la proporzione della popolazione che vi vive, e la tecnologia moderna industriale hanno reso possibile alla Terra di sostenere una popolazione sempre più densa... “ “ Per le società primitive il mondo naturale (che, in genere, muta lentamente) forniva una struttura stabile e quindi un senso di sicurezza. Nel mondo moderno è la società umana che domina la natura, piuttosto che il contrario, e la società moderna cambia molto rapidamente a causa dei mutamenti tecnologici. Così non vi è una struttura stabile”.

Ebbe a dire Edward O. Wilson: “La responsabilità della crisi della biodiversità ha una sola grande ragione: il successo demografico della specie umana”. 

domenica 28 aprile 2019

La filosofia cinica

Wild Nahani




Il cinismo fu un movimento filosofico che ebbe la propria origine in Atene, avviato da Antistene nel IV sec. a. C. e protrattosi sino al IV sec. dopo Cristo. L'etimologia del nome cinico deriva da "cane", epiteto dato al più famoso rappresentante della corrente, Diogene di Sinope, e da lui accettato, come simbolo dello stile della propria vita.

In questa sede vogliamo brevemente ricordare il pensiero cinico, fortemente distorto nel suo significato originale, per affermare una saggia visione della vita estremamente attuale in antitesi al consumistico e superficiale pensiero contemporaneo.

"La natura, secondo i Cinici, ha creato le condizioni più adatte per la vita e il benessere di tutti i viventi; alterare artificialmente quelle condizioni significa introdurre un perturbamento nel piano della natura e indebolire l'uomo, rendendone più penosa l'esistenza: di qui la condanna della civiltà con tutte le sue conquiste (famiglia, stato, leggi, progresso scientifico, arti, ecc.) e l'aspirazione a un ideale di esistenza senza bisogni, di vita secondo natura, simile a quella degli animali e dei popoli primitivi. Così i Cinici ostentavano un'assoluta indifferenza (adiaforia), non solo per i beni, ma anche per i mali più temuti e aborriti, indifferenza che per loro era frutto della liberazione da tutto ciò che essi chiamavano falsa opinione, fumo o illusione. Tale liberazione interiore era possibile attraverso l'esercizio della virtù, da essi intesa come autosufficienza dello spirito (autarchia), e la vittoria sulle passioni.............Ma se il cinico proclama la propria indifferenza di fronte ai valori correnti, positivi e negativi, indifferenti non gli sono però le condizioni esteriori di vita, in quanto possono favorire od ostacolare quell'affrancamento totale in cui consiste la felicità (eudemonia), da lui inteso come concetto negativo: poiché alla liberazione interiore giunge più facilmente il mendìco che non il re. Così il cinico opera una vera e propria inversione dei valori, disprezzando ciò che è da tutti ambìto e desiderando ciò che tutti aborriscono; è così che lo vediamo errare coperto di un ruvido mantello, unico indumento per tutte le stagioni, barba e capelli incolti, incurante del disprezzo e degli oltraggi di chi è colpito dalle parole amare, ora argute, ora volgari, con cui egli bolla le debolezze e le iniquità umane, ................ I Cinici esaltavano la libertà personale, proclamavano l'uguaglianza di tutti gli uomini e volevano veder abolite tutte le differenze di ceto e di nazionalità, i privilegi del sesso e della nascita..............."  (Merlo, 1958).


“Oh grande spirito

concedimi la serenità

di accettare le cose

che non posso cambiare,

il coraggio di cambiare le cose

che posso cambiare

e la saggezza

di capirne la differenza”.

(preghiera indiana Cherokee)

martedì 26 febbraio 2019

Messaggio delle sei nazioni Irochesi confederate al mondo occidentale. “Spiritualismo: la più alta forma di coscienza politica”

 Wild Nahani



“L’Houdenosaunee - Confederazione delle Sei Nazioni Irochesi - esiste su questa terra da tempo immemorabile.

La nostra è una fra le culture più antiche ancora viventi nel mondo intero.

All’inizio, ci venne insegnato a prenderci cura l’uno dell’altro e a mostrare rispetto per tutti gli Esseri della Terra.

Ci venne mostrato che la nostra vita può esistere solo grazie alla vita degli alberi, che il nostro benessere dipende dal benessere del mondo vegetale e che siamo strettamente legati agli esseri a quattro zampe.

Per questo, nella nostra cultura, la coscienza spirituale è la più alta forma di politica. (...)

Gli insegnamenti originali dicono che chi cammina sulla terra deve esprimere grande affetto, rispetto e gratitudine verso tutti gli spiriti che creano e sostengono la vita.

Dobbiamo gratitudine e ringraziamento a chi ci aiuta: al grano, ai fagioli, alle zucche, al vento e al sole...

Quando l’uomo cessa di rispettare e di essere grato a tutto ciò, allora la vita è distrutta, la vita umana si avvia verso la fine. (...)

Il nostro messaggio al mondo è essenzialmente un’esortazione al risveglio della coscienza.

La distruzione delle culture e dei popoli nativi è parte di un processo, che contemporaneamente attacca la vita animale e quella delle piante, la vita del pianeta tutto.

Questo processo consiste nell’affermazione di un sistema sociale e delle sue tecnologie: è, precisamente, la civilizzazione occidentale. (...)

L’attacco alla cultura irochese, col sistema delle riserve, è solo un piccolo aspetto dell’azione colonialista e imperialista, che si esercita sul mondo intero.

A partire dal tempo di Marco Polo, l’Occidente ha messo a punto un sistema di mistificazione nei confronti di tutti i popoli della Terra.

La maggior parte di questi non trova le sue radici nella cultura e nella tradizione occidentale.

Le trova nel mondo naturale, e sono proprio le tradizioni legate al mondo naturale che devono prevalere perchè si sviluppino società veramente libere ed egualitarie.

E’ necessario, a questo punto, cominciare un lavoro di analisi critica dei processi storici occidentali, per svelare la natura profonda delle condizioni di sfruttamento ed oppressione cui l’umanità è sottoposta.

Nello stesso momento in cui cominciamo a conoscerla, dobbiamo reinterpretare la storia dei popoli del mondo.

D’altra parte, è un fatto che la gente più oppressa e sfruttata è proprio la gente dell’Occidente.

E’ stata caricata del peso di secoli di razzismo, di ignoranza, fino a diventare insensibile alla vera natura della propria vita. Dobbiamo, con la massima coscienziosità e continuità sfidare ogni modello, ogni programma, ogni processo, che l’Occidente cerchi di imporci.

Paulo Friere scrisse, in Pedagogia dell’oppresso, che nella natura dell’oppresso c’è l’imitazione dell’oppressore e che, attraverso tale atteggiamento, esso cerca di riscattarsi psicologicamente dalle condizioni in cui si trova.

Dobbiamo imparare a resistere a questo tipo di trappola. La gente che vive su questo pianeta ha bisogno di rompere con l’angusto concetto di liberazione umana, e deve cominciare a vedere la liberazione come qualcosa da estendere all’intero mondo naturale.

E’ necessaria una liberazione di tutto quel che sostiene la vita: il sacro intreccio della vita.

Noi sentiamo che i Popoli Nativi dell’emisfero Ovest possono continuare a contribuire alla possibilità di sopravvivenza della specie umana.

La maggior parte della nostra gente vive in accordo con la tradizione, tradizione che trova le proprie radici nella Madre Terra.

Ma i popoli nativi hanno bisogno di un forum, dal quale far udire la propria voce.

Abbiamo bisogno dell’alleanza con gli altri popoli del mondo, nella lotta per la riconquista ed il mantenimento delle nostre terre ancestrali e per la possibilità di vivere come vogliamo.

Sappiamo che non è facile.

La protezione e la liberazione dei popoli e delle culture legati al mondo naturale sono, nella nostra concezione, elementi che devono entrare a far parte della strategia politica di chi si batte per restituire dignità all’uomo; questo, ovviamente, dà fastidio a molti stati nazionali. (...)

I Popoli Nativi Tradizionali sono la chiave per rovesciare il processo di civilizzazione occidentale, che minaccia un futuro di inimmaginabili sofferenze e distruzioni.

Lo Spiritualismo è la più alta forma di coscienza politica.

Noi, i Popoli Nativi dell’emisfero Occidentale, siamo, fra quelli sopravvissuti, in possesso di questo tipo di coscienza.

Siamo qui per comunicarvi il messaggio”.


(tratto da: AA.VV., 1994 pagg. 26-27 per contribuire alla diffusione della voce dei popoli nativi).

mercoledì 30 gennaio 2019

Manifesto per la Terra


Di

Ted Mosquin & J. Stan Rowe

Traduzione di Guido Dalla Casa


Un contributo alla diffusione del messaggio



Premesse


Molti movimenti artistici e filosofici hanno pubblicato un proprio Manifesto, in cui venivano esposte verità che per gli autori erano evidenti come le cinque dita della mano. Anche questo Manifesto riporta verità di per sé evidenti, così ovvie per noi come le cinque parti del meraviglioso mondo che ci circonda – terra, aria, acqua, fuoco/luce solare e organismi – e in cui viviamo e ci muoviamo: da esso alimentiamo il nostro esistere. Il Manifesto è centrato sulla Terra: viene messo a fuoco il valore centrale spostandolo dall’umanità all’Ecosfera che la comprende – quella rete di processi e strutture organiche/inorganiche/simbiotiche che costituiscono il Pianeta Terra.


L’Ecosfera è la matrice che avvolge tutti gli organismi e dà loro la Vita, è intimamente intercollegata con essi nella storia dell’evoluzione fin dal principio del tempo. Gli organismi sono formati dall’aria, dall’acqua e dai sedimenti, che a loro volta portano in sé le formazioni e le tracce organiche. La composizione dell’acqua del mare è mantenuta stabile dagli organismi, che pure mantengono in situazione stazionaria un’atmosfera che sarebbe altrimenti di composizione improbabile. Piante ed animali hanno plasmato le rocce calcaree i cui sedimenti formano le nostre ossa. Le false divisioni che abbiamo fatto fra vivente e non-vivente, biotico e abiotico, organico ed inorganico, hanno messo a rischio la stabilità e il potenziale evolutivo dell’Ecosfera.


L’esperimento dell’umanità, vecchio di diecimila anni, di adottare un modo di vita a spese della Natura e che ha il suo culmine nella globalizzazione economica, sta fallendo. La ragione prima di questo fallimento è che abbiamo messo l’importanza della nostra specie al di sopra di tutto il resto. Abbiamo erroneamente considerato la Terra, i suoi ecosistemi e la miriade delle sue parti organiche/inorganiche soltanto come nostre risorse, che hanno valore solo quando servono i nostri bisogni e i nostri desideri. E’ urgente un coraggioso cambiamento di attitudini e attività. Ci sono legioni di diagnosi e prescrizioni per rimettere in salute il rapporto fra l’umanità e la Terra, e qui noi vogliamo enfatizzare quella, forse visionaria, che sembra essenziale per il successo di tutte le altre. Una nuova visione del mondo basata sull’Ecosfera planetaria ci indica la via.


Dichiarazione di convinzioni


Ciascuno cerca un significato nella vita, e di appoggiarsi su convinzioni che prendono varie forme. Molti si rivolgono a fedi che ignorano o tolgono ogni importanza a questo mondo e non si rendono conto in senso profondo che siamo generati dalla Terra e sostenuti da essa durante tutta la vita. Nella cultura industriale oggi dominante, la Terra-come-comunità non è una percezione di per sé evidente. Pochi si soffermano giornalmente a considerare con un senso di meraviglia la matrice avviluppante da cui siamo venuti e verso la quale alla fine tutti ritorneremo. Poiché noi siamo un prodotto della Terra, l’armonia delle sue terre, mari, cielo e dei suoi innumerevoli bellissimi organismi porta ricchi significati raramente compresi.


Noi siamo convinti che, finché non viene riconosciuto che l’Ecosfera è l’indispensabile terreno comune di tutte le attività umane, la gente continuerà a mettere al primo posto il proprio interesse immediato. Senza una prospettiva ecocentrica che mantenga saldamente valori e scopi in una realtà ben più grande di quella della nostra sola specie, la risoluzione dei conflitti politici, economici e religiosi sarà impossibile. Finché la ristretta focalizzazione sulle comunità umane non viene ampliata fino a comprendere gli ecosistemi della Terra – le situazioni locali e regionali in cui viviamo – i programmi per modi di vivere sostenibili e in buona salute sono destinati a fallire.


Un attaccamento fiducioso all’Ecosfera, un’empatia estetica con la Natura circostante, un sentimento di riverente meraviglia per il miracolo della Terra Vivente e le sue misteriose armonie, è un’eredità umana oggi in gran parte non riconosciuta. Se vengono di nuovo emotivamente riconosciute, le nostre connessioni con il mondo naturale incominceranno a colmare il vuoto che si è formato vivendo nel mondo industrializzato. Riemergeranno importanti scopi ecologici che la civilizzazione e l’urbanizzazione hanno nascosto. Lo scopo è il ripristino della diversità e della bellezza della Terra, con la nostra specie ancora presente come componente cooperativa, responsabile, etica.


PRINCIPI DI BASE


1 – L’Ecosfera è il Centro di Valore per l’Umanità.


2 – La Creatività e la Produttività degli Ecosistemi della Terra dipendono dalla loro Integrità


3 – La Visione del mondo centrata sulla Terra è confermata dalla Storia Naturale


4 – Un’Etica Ecocentrica si basa sulla Consapevolezza del nostro Posto in Natura


5 – Una Visione del mondo Ecocentrica dà valore alla Diversità degli Ecosistemi e delle Culture


6 – Un’Etica Ecocentrica supporta la Giustizia Sociale.


PRINCIPI DI AZIONE


7 – Difendere e Preservare il Potenziale Creativo della Terra


8 – Ridurre la Dimensione della Popolazione Umana


9 – Ridurre il Consumo Umano di Parti della Terra


10 – Promuovere un Modo di Governare Ecocentrico


11 – Diffondere questo Messaggio


Perché questo Manifesto?


Questo Manifesto è centrato sulla Terra. In particolare è ecocentrico, che significa centrato sul complesso, piuttosto che biocentrico, che significa centrato sugli organismi. Il suo scopo è di estendere e approfondire la comprensione dell’Ecosfera e dei valori primari del Pianeta Terra, che dona e sostiene la vita. Il Manifesto consiste di sei Principi di Base che ne stabiliscono la ragione fondamentale, più cinque Principi di Azione che ne derivano ed evidenziano i doveri dell’umanità verso la Terra e verso gli ecosistemi geografici che la Terra comprende. Il Manifesto viene offerto come guida al pensiero, al comportamento e alla politica sociale etici.


Nel corso dell’ultimo secolo c’è stato qualche miglioramento nelle attitudini scientifica, filosofica e religiosa verso la Natura non-umana. Apprezziamo gli sforzi di coloro la cui sensibilità verso una Terra in rapido degrado ne ha fatto ampliare la visione verso l’esterno, fino a riconoscere il valore intrinseco delle terre, degli oceani, degli animali, delle piante e delle altre creature. Tuttavia, a causa della mancanza di una comune filosofia ecocentrica, molta di questa buona volontà si è sparsa in cento direzioni diverse. È stata neutralizzata e resa inefficace da un unico, profondo, dato-per-certo credo culturale che assegna il primo valore assoluto all’Homo sapiens sapiens e poi, in sequenza, agli altri organismi in base al loro tipo di relazione con il primo.


La recente conoscenza profonda che la Terra, l’Ecosfera, è qualcosa di valore supremo è derivata dagli studi cosmologici, dall’ipotesi Gaia, dalle foto della Terra dallo spazio e specialmente dalla comprensione dell’ecologia. La realtà ecologica centrale per gli organismi – circa 25 milioni di specie – è che sono tutti Figli della Terra. Nessuno esisterebbe senza il pianeta Terra. Ciò che chiamiamo Vita, che costituisce un mistero e un miracolo, è inseparabile dalla storia evolutiva della Terra, dalla sua composizione e dai suoi processi. Perciò la priorità etica deve spostarsi dall’umanità alla Terra, che la comprende. Il Manifesto è una traccia di ciò che consideriamo un passo essenziale verso una relazione sostenibile fra la Terra e gli umani.


PRINCIPI DI BASE


Principio 1. L’Ecosfera è il Centro di Valore per l’Umanità.


L’Ecosfera, il globo della Terra, è la sorgente che genera la creatività dell’evoluzione. Dagli ecosistemi inorganici/organici del pianeta si sono generati gli organismi: in principio le cellule batteriche e infine quei complessi sistemi di cellule che sono gli esseri umani. Pertanto, gli ecosistemi dinamici, che si esprimono in modo complesso e intercollegato in tutte le parti dell’Ecosfera, hanno un valore e un’importanza maggiori delle specie che contengono.


La realtà e il valore dell’essenza ecologica ed esterna di ciascuna persona hanno avuto scarsissima attenzione in confronto al pensiero filosofico dedicato all’essenza interiore dell’umanità, una focalizzazione individualistica che ha allontanato l’attenzione dalle necessità ecologiche e ha fatto trascurare l’importanza vitale dell’Ecosfera. Esteso alla società come interesse soltanto per il benessere della gente, questo omocentrismo (antropocentrismo) è una dottrina di egocentrismo-di-specie che porta a distruggere il mondo naturale. Il biocentrismo che estende l’empatia e la comprensione oltre la razza umana fino a comprendere gli altri organismi costituisce un avanzamento etico, ma il suo scopo è limitato. Non riesce ad apprezzare l’importanza dei “dintorni” ecologici globali. Senza l’attenzione centrata sulla priorità della Terra-come-contesto, il biocentrismo rischia di diventare facilmente uno sciovinistico omocentrismo, perché chi fra tutti gli animali è comunemente considerato il migliore e il più saggio? L’Ecocentrismo, enfatizzando l’Ecosfera come il sistema primario che dà la Vita piuttosto che un semplice supporto per la vita, fornisce il modello cui l’umanità deve richiamarsi come guida per il futuro.


Noi umani siamo espressioni coscienti delle forze generative dell’Ecosfera, la nostra “vivibilità” individuale è sperimentata come inseparabile dall’aria riscaldata-dal-sole, dall’acqua, dalla terra e dal cibo che gli altri organismi ci forniscono. Come tutti gli altri esseri viventi generati dalla Terra, siamo stati “messi in sintonia”, attraverso una lunga evoluzione, con le sue risonanze, i suoi cicli ritmici, le sue stagioni. Il linguaggio, il pensiero, le intuizioni – tutte provengono direttamente o metaforicamente dal nostro essere fisico sulla Terra. Oltre l’esperienza conscia, ogni persona incorpora un’intelligenza, un’innata saggezza del corpo che, senza alcuna partecipazione cosciente, la rende adatta a partecipare come parte simbiotica degli ecosistemi terrestri. La comprensione della realtà ecologica che gli umani sono Figli-della-Terra sposta il centro dei valori dall’omocentrico all’ecocentrico, dall’Homo sapiens al Pianeta Terra.


Principio 2. La Creatività e la Produttività degli Ecosistemi della Terra Dipendono dalla loro Integrità


“Integrità” si riferisce alla totalità, alla completezza, alla capacità di funzionare pienamente. Il modello è dato dagli ecosistemi della Natura che ricevono energia dal Sole, quando non sono danneggiati; come esempi, un tratto produttivo della piattaforma continentale marina o una foresta pluviale temperata nel tempo precedente lo sfruttamento, quando gli umani erano soprattutto raccoglitori. Sebbene questi tempi siano al di là del ricordo, gli ecosistemi di quel periodo (per quanto è dato conoscerli oggi) ci forniscono ancora gli unici modelli di sostenibilità per l’agricoltura, per la silvicoltura e per la pesca. Gli attuali gravi problemi in tutte tre queste attività industrializzate ci mostrano gli effetti del deterioramento dell’integrità; in particolare, perdita di produttività e di richiamo estetico parallelamente al progressivo scombussolamento delle funzioni vitali degli ecosistemi.


La creatività evolutiva e la produttività continuativa della Terra e dei suoi ecosistemi regionali richiedono la continuità delle loro strutture di base e dei processi ecologici. Questa integrità interna dipende dalla conservazione delle comunità con le loro innumerevoli forme di cooperazione evolutiva e di interdipendenza. L’integrità dipende da intricate catene alimentari e dai flussi di energia, da terreni non degradati dall’erosione e dai cicli di elementi essenziali come l’azoto, il potassio, il fosforo. Inoltre, le composizioni naturali dell’aria, dei sedimenti e dell’acqua sono essenziali per i processi e le funzioni della Natura. L’inquinamento di questi tre elementi, insieme con l’estrazione e lo sfruttamento di costituenti organici ed inorganici, indebolisce l’integrità degli ecosistemi e il funzionamento normale dell’Ecosfera, che è la fonte della Vita in evoluzione.


Principio 3. La Visione del mondo centrata sulla Terra è confermata dalla Storia Naturale


La Storia Naturale è la storia della Terra. I cosmologi e i geologi ci descrivono l’inizio della Terra più di quattro miliardi di anni fa, la comparsa di piccole creature marine nei primi sedimenti, l’emergere degli animali terrestri dal mare, l’Era dei Dinosauri, l’evoluzione, attraverso influenze reciproche, degli insetti, delle piante con fiori e dei mammiferi da cui, in tempi geologicamente recenti, sono venuti i Primati e quindi l’umanità. Noi condividiamo il materiale genetico e un’origine comune con tutte le altre creature che fanno parte degli ecosistemi della Terra. Queste conoscenze di cui disponiamo pongono l’umanità nel contesto naturale.


La storia della Terra che si svolge attraverso gli eoni ci mostra la nostra coevoluzione con miriadi di organismi compagni attraverso l’accordo, e non solo attraverso la competizione. Tutti gli esempi di coesistenza organica rivelano i ruoli importanti del mutualismo, della cooperazione e della simbiosi nella grande sinfonia della Terra.


I miti delle varie culture e le storie che plasmano i nostri atteggiamenti e i nostri valori vogliono dirci da dove veniamo, chi siamo, e dove stiamo andando in futuro. Queste storie sono state irrealisticamente omocentriche e/o ultraterrene. Invece, lo svolgimento, basato sull’evidenza e rivolto verso l’esterno, della storia naturale dell’umanità – fatta di polvere di stelle, dotata di grande vitalità e sostenuta dai processi naturali dell’Ecosfera – è non soltanto credibile ma anche più meravigliosa dei tradizionali miti centrati solo sull’umano. Poiché mostrano l’umanità-nel-contesto come una componente organica del globo planetario, le storie ecocentriche rivelano anche un proposito funzionale e uno scopo etico; più precisamente, con la parte umana al servizio della più grande totalità della Terra.


Principio 4. Un’Etica Ecocentrica si basa sulla Consapevolezza del nostro Posto in Natura.


L’Etica riguarda quelle azioni e quegli atteggiamenti non-egoici che provengono da valori profondi; cioè, dal senso di quello che è veramente importante. Un apprezzamento profondo della Terra ha come conseguenza un comportamento etico verso di essa. La venerazione per la Terra nasce facilmente con le esperienze infantili all’aperto e, nell’età adulta, viene rafforzata dal “vivere nel proprio luogo”, in modo che le forme della terra e dell’acqua, le piante e gli animali diventano familiari come conoscenti vicini. La visione del mondo ecologica e l’etica che trova i suoi primi valori nell’Ecosfera derivano la loro forza dal vivere nel mondo naturale e semi-naturale, in un contesto rurale piuttosto che in un contesto urbano. La consapevolezza della nostra condizione in questo mondo è fonte di meraviglia, di religiosa ammirazione e di una decisa intenzione a ripristinare, conservare e proteggere le antiche bellezze dell’Ecosfera e quelle modalità naturali che hanno resistito per lunghissimi periodi alla prova del tempo.


Il Pianeta Terra e i suoi svariati ecosistemi con i loro elementi essenziali – aria, terra, acqua e mondo organico – circondano e nutrono ciascun individuo e ciascuna comunità, ciclicamente dando la vita e riprendendosi il dono. Una consapevolezza di sé come essere ecologico, alimentato dall’acqua e dagli altri organismi, e come un animale immerso nell’aria che vive nell’interfaccia produttiva e scaldata dal sole dove l’atmosfera incontra la terra, ci dà un senso di connessione e riverenza per l’abbondanza e la vitalità della Natura sostenitrice.


Principio 5. Una Visione del Mondo Ecocentrica apprezza la Diversità degli Ecosistemi e delle Culture


La maggiore rivelazione della prospettiva centrata-sulla-Terra è la sorprendente varietà e ricchezza degli ecosistemi e delle loro parti organiche/inorganiche. La superficie della Terra presenta una diversità, di notevole attrattiva estetica, di ecosistemi artici, temperati e tropicali. All’interno di questo mosaico globale le diversissime varietà di piante, animali e umani sono dipendenti dalla variegata mescolanza circostante di forme terrestri, suoli, acque e climi locali. In tal modo la biodiversità, la diversità degli organismi, dipende dal mantenimento dell’ecodiversità, la diversità degli ecosistemi. La diversità culturale – una forma di biodiversità – è il risultato storico di umani che hanno adattato le loro attività, i loro pensieri e il loro linguaggio a ecosistemi geografici specifici. Pertanto, qualunque cosa che degrada o distrugge ecosistemi è un pericolo e una disgrazia sia biologica che culturale. Una visione del mondo ecocentrica dà valore alla diversità della Terra in tutte le sue forme, sia non-umane che umane.


Ciascuna cultura umana del passato ha sviluppato un linguaggio unico che ha radici estetiche ed etiche nelle visioni, nei suoni, negli odori, nei sapori e nei modi di sentire di quella particolare parte della Terra in cui è fiorita. Tale diversità culturale basata sull’ecosistema era vitale, poiché faceva sviluppare modi di vivere sostenibili nelle diverse parti della Terra. Oggi il linguaggio ecologico dei popoli aborigeni, e la diversità culturale che rappresentano, sono in grave pericolo come le specie delle foreste tropicali, e per le stesse ragioni: il mondo sta per essere omogeneizzato, gli ecosistemi stanno per essere semplificati, la diversità è in declino, la varietà si sta perdendo. Un’etica ecocentrica si oppone alla globalizzazione economica di oggi che ignora la saggezza ecologica incorporata nelle culture diverse, e le distrugge per un profitto a breve termine.


Principio 6.-Un’Etica Ecocentrica Supporta la Giustizia Sociale.


Molte delle ingiustizie della società umana provengono dalla disuguaglianza. Costituiscono un sottoinsieme delle più grandi ingiustizie ed iniquità compiute dagli umani sugli ecosistemi e le loro specie. Con il suo concetto esteso di comunità, l’ecocentrismo enfatizza l’importanza di tutte le componenti interattive della Terra, comprese molte le cui funzioni sono in gran parte sconosciute. In tal modo viene affermato il valore intrinseco di tutte le parti dell’ecosistema, organiche ed inorganiche, senza proibirne un impiego attento ed oculato. “Diversità con Uguaglianza” è una legge ecologica basata sul funzionamento della Natura che fornisce una guida etica per la società umana.


Gli ecologisti sociali criticano a ragione l’organizzazione gerarchica nelle culture, che costituisce una discriminazione nei riguardi di chi non ha potere, specialmente verso le donne e i bambini, che sono svantaggiati. L’argomento che la strada verso un vivere sostenibile sarà impedita finché il modello culturale ridurrà le tensioni che derivano dall’ingiustizia sociale e dall’ineguaglianza fra i sessi, è certamente corretto almeno fino ad un certo punto. Ciò che non viene preso in considerazione è che l’attuale rapida degradazione degli ecosistemi della Terra aumenta le tensioni fra gli umani mentre preclude la possibilità di un vivere sostenibile e impedisce l’eliminazione della povertà. Le questioni di giustizia sociale, per quanto importanti, non possono essere soddisfatte finché non viene fermata la distruzione degli ecosistemi ponendo fine a filosofie ed attività omocentriche.


PRINCIPI DI AZIONE


Principio 7.- Difendere e Preservare il Potenziale Creativo della Terra


I poteri creativi dell’Ecosfera si esprimono attraverso i suoi resilienti ecosistemi geografici. Perciò, come priorità principale, la filosofia ecocentrica richiede la conservazione e il ripristino degli ecosistemi naturali e delle loro specie componenti. A parte la remota possibilità di collisioni con comete e asteroidi, in grado di quasi distruggere il pianeta, l’inventiva evolutiva della Terra continuerà per milioni di anni: viene impedita soltanto dove gli umani hanno distrutto interi ecosistemi sterminando specie o avvelenando sedimenti, acqua ed aria. Le continuate e pericolose estinzioni tolgono fili dalla trama della vita, diminuendo la bellezza della Terra e la possibilità che emergano in futuro ecosistemi unici con organismi correlati, forse di sensibilità e intelligenza più grandi di quelle umane.


“La prima regola del racconciare è salvare tutti i pezzi.” (Aldo Leopold – Almanacco di un mondo semplice, 1997). Le azioni che mettono in pericolo la stabilità e la buona salute dell’Ecosfera e dei suoi ecosistemi devono essere identificate e condannate pubblicamente. Fra le più distruttive delle attività umane vi sono il militarismo e le sue spese enormi, l’estrazione di materiali tossici, la produzione di veleni biologici in tutte le forme, il modo industriale di condurre l’agricoltura, la pesca e lo sfruttamento delle foreste. Se non vengono arrestate, tali tecnologie letali, giustificate come necessarie per proteggere specifiche popolazioni umane ma che in realtà servono al profitto di grosse compagnie commerciali e a soddisfare desideri umani di possesso piuttosto che bisogni, porteranno a disastri ecologici e sociali sempre più grandi.


Principio 8. Ridurre la Dimensione della Popolazione Umana


Una causa primaria della distruzione di ecosistemi e dell’estinzione di specie è l’esplosione della popolazione umana che già oggi supera largamente ogni livello ecologicamente sostenibile. La popolazione mondiale totale, oggi di 6.5 miliardi, sale vertiginosamente e inesorabilmente di 75 milioni di unità all’anno. Ogni umano in più è un “consumatore” ecologico su un pianeta le cui capacità di mantenere tutte le sue creature è quantitativamente limitata. In tutti gli angoli della Terra la pressione numerica umana continua a minare l’integrità e la capacità di generazione degli ecosistemi terrestri, marini e di acqua dolce. La nostra monocultura umana sta sovrastando e distruggendo le policulture della Natura. Nazione per nazione, è necessario diminuire la popolazione umana riducendo il numero di concepimenti.


L’etica ecocentrica che dà valore alla Terra e ai suoi sistemi in evoluzione, al di sopra delle specie, condanna l’accettazione sociale di una fecondità umana illimitata. L’attuale esigenza di ridurre il numero di umani è maggiore nei Paesi ricchi dove è più grande l’uso pro capite dell’energia e delle risorse della Terra. Un obiettivo ragionevole è la riduzione ai livelli di popolazione esistenti prima della diffusione dell’impiego dei combustibili fossili; cioè a un miliardo di unità o meno. Questo accadrà o con l’attuazione di politiche intelligenti o inevitabilmente con epidemie, fame, guerre.


Principio 9.- Ridurre il Consumo Umano di Parti della Terra.


La minaccia principale alla diversità, alla bellezza e alla stabilità dell’Ecosfera è la sempre crescente appropriazione dei beni del pianeta per usi esclusivamente umani. Tale appropriazione ed uso eccessivo, spesso giustificati dall’aumento della popolazione, rubano i mezzi di sostentamento agli altri organismi. La visione omocentrica ed egocentrica che dà agli umani un diritto su tutti i componenti dell’ecosistema – aria, terra, acqua, organismi – è moralmente condannabile. A differenza delle piante, noi umani siamo “eterotrofi” (mangiatori di altri) e dobbiamo uccidere per alimentarci, vestirci e coprirci, ma questo non ci dà licenza di rapinare e sterminare. Il consumo accelerato di parti vitali della Terra è una ricetta sicura per la distruzione dell’ecodiversità e della biodiversità. Le nazioni ricche armate di potente tecnologia sono la causa principale dei guai: esse sarebbero in grado di ridurre i consumi e condividere i beni con le nazioni il cui livello di vita è il più basso. Comunque, nessuna nazione è innocente.


Bisogna rinunciare all’ideologia mercantile della crescita perpetua, come pure alle perverse politiche industriali ed economiche basate su di essa. La tesi dei Limiti dello Sviluppo è da seguire. Un passo razionale verso la fine dell’espansione economica di sfruttamento è la soppressione dei sussidi pubblici a quelle industrie che inquinano l’acqua, la terra o l’aria e/o distruggono organismi e suoli. Una filosofia di simbiosi, di vita in modo conforme alla posizione di membro delle comunità della Terra, assicurerà il ripristino di ecosistemi capaci di produzione evolutiva. Per le economie sostenibili, le linee-guida sono qualitative, non quantitative. “Conserva la salute, la bellezza e la stabilità di terra, acqua ed aria, e la produttività ne sarà la naturale conseguenza.” (E.F. Schumacher – Piccolo è bello).


Principio 10.- Promuovere un Modo di Governare Ecocentrico


Le concezioni omocentriche di governo che incoraggiano il super-sfruttamento e la distruzione degli ecosistemi della Terra devono essere sostituite da quelle che privilegiano la sopravvivenza e l’integrità dell’Ecosfera e dei suoi componenti. È necessario che ci siano validi difensori delle strutture vitali e delle funzioni dell’Ecosfera nelle posizioni di membri influenti delle strutture di governo. Questi “ecopolitici”, dotati di buone conoscenze sui processi della Terra e sull’ecologia umana, daranno voce a chi non ne ha. Negli attuali centri di potere, “chi parla per il lupo?” e “chi parla per la foresta pluviale temperata?”. Queste domande hanno un significato ben più che metaforico; esse rivelano la necessità di salvaguardare legalmente le molte componenti essenziali non-umane dell’Ecosfera.


E’ necessario promulgare un corpo di leggi ambientali che conferisca valore legale alle strutture e alle funzioni vitali dell’Ecosfera. Nazione per nazione, devono essere elette o nominate nelle strutture governative persone ecologicamente responsabili. Opportuni avvocati-custodi saranno i difensori degli ecosistemi e dei loro processi fondamentali quando sono minacciati. Le questioni saranno esaminate sulla base della conservazione dell’integrità degli ecosistemi, non del perseguire un guadagno economico. Al trascorrere del tempo, come conseguenze pratiche della filosofia ecocentrica, si evidenzieranno nuove visioni e dottrine nella legge, nella politica e nell’amministrazione, e avranno come conseguenza modi di governare ecocentrici. L’implementazione avverrà necessariamente con lentezza passo dopo passo sul lungo termine, via via che la gente proverà le modalità pratiche per rappresentarsi e assicurare il benessere delle parti non-umane essenziali della Terra e dei suoi ecosistemi.


Principio 11. –Diffondere il Messaggio


Coloro che sono d’accordo con i principi elencati hanno il dovere di diffonderli attraverso l’istruzione e la guida. Il compito iniziale più urgente è far prendere coscienza a tutti della loro dipendenza funzionale dagli ecosistemi della Terra, così come dei loro legami con tutte le altre specie. Ne consegue uno slittamento di importanza dall’omocentrismo all’ecocentrismo, e questo porta ad un regolatore etico esterno per le azioni umane. Tale spostamento ci segnala cosa dobbiamo fare per conservare il potenziale evolutivo ininterrotto di un’Ecosfera meravigliosa. Questo rivela la necessità di partecipare alle attività della saggia comunità della Terra, dove ciascuno gioca un suo ruolo personale nel sostenere la splendida realtà che lo circonda.


Questo Manifesto Ecocentrico non è anti-umano, tuttavia respinge l’omocentrismo sciovinistico. Promuovendo la ricerca di valori permanenti – una cultura di condiscendenza e simbiosi con questo unico Pianeta Vivente – fa sviluppare una visione unificante. La prospettiva opposta, che guarda verso l’interno senza la comprensione dell’esterno, è sempre un pericolo, come dimostrano chiaramente le religioni, le sette e le ideologie umanistiche, in continuo conflitto fra loro. La diffusione del messaggio ecologico, che pone l’enfasi sulla realtà esterna condivisa dall’umanità, apre una via nuova e promettente verso la comprensione internazionale, la cooperazione, la stabilità e la pace.