Wild Nahani
Il sito di riproduzione
dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos)
Analisi tipologica di 42 nidi nell’Appennino centrale
Riassunto. - Il lavoro è basato sull’analisi tipologica di 42 nidi di Aquila reale nell’Appennino centrale. I dati sono stati raccolti nel corso dei personali studi sul rapace eseguiti per oltre 20 anni. Nella prima parte vi è un’ampia descrizione generale del sito di riproduzione dell’Aquila reale, mentre per quanto attiene all’analisi tipologica è stato rilevato: altitudine (indicativa), esposizione, posizione in parete, grandezza della parete, tipologia del nido (nicchia, cengia, ecc.), frequenza di utilizzazione, protezione dalle intemperie, consistenza della massa legnosa, mimetismo e protezione dal disturbo.
Abstract. - The nesting site of Golden Eagle (Aquila crhysaetos). Typologic analysis of 42 nests in Central Apennines.
This account of Golden Eagle’nests is founded on personal work in Central Apennines (Italy) where I have studied bird for over 20 years and analysed 42 nests. In the introduction in general I describe the Golden Eagle nesting site in relation of my study and also with a particular bibliographic research. The nest typologic analysis describe: altitude, exposure, cliff location, cliff breadth, nest typologic, frequency of utilization, protection against bad weather, bulk woody, protective mimicry, protection against inconvenience.
I - I siti di nidificazione dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos)
Nesting territory, nesting site
Il territorio di nidificazione costituisce la parte centrale e culminale dell’home range di una coppia di Aquila reale ed è attivamente difesa dalla eventuale presenza di conspecifici. Il fulcro del territorio di nidificazione è il sito di nidificazione vero e proprio rappresentato dal voluminoso nido (o più di uno). Questa distinzione netta del territorio vitale dell’Aquila reale si attenua in quei territori dove la conformazione orografica non individua chiaramente i vari settori (per esempio zone pianeggianti della Scandinavia o della Siberia).
I nidi vengono localizzati nella maggior parte dei casi su pareti precipiti di solito molto ampie. Per costruire il proprio nido l’Aquila sfrutta i buchi o le fratture naturali della roccia, o anche cengie che presentino però, quanto possibile, una certa protezione verso l’alto; alcune volte il nido, collocato in un anfratto roccioso, si compone anche di una parte esterna che poggia su grossi cespugli sporgenti. In più occasioni si sono rinvenuti nidi costruiti su sporgenze rocciose senza alcuna protezione verso l'alto; tale protezione è invece molto importante perché ripara il pullo dalle intemperie, nonché dalla forte insolazione diretta. Se costrette (per mancanza di ampie pareti) le Aquile possono costruirsi il nido anche su pareti rocciose di minime dimensioni; in questa evenienza tentano di mimetizzarlo con estrema cura (Fasce & Fasce, 1984).
Nelle località dove scarseggiano le pareti rocciose (Nord Europa, Siberia, ecc.) l’Aquila reale suole costruire il suo nido su grossi alberi in genere di conifere tanto che in Svezia l'età media degli alberi utilizzati sarebbe di 320 anni (Gensbol, 1992) (un nido da me localizzato nel centro-nord della Svezia, era appunto ubicato su un pino di ragguardevole età). In tal caso la mancanza di copertura del nido costringe l'Aquila a fare ricorso a numerosi accorgimenti, come quello che consiste nel coprire il nido ancor prima della deposizione per mantenerlo sgombro dalla neve (Gordon, 1955 in Fasce & Fasce, 1984). Tuttavia anche i nidi posti su albero possono a volte presentare una qualche forma di protezione grazie alle fronde dei rami o al tronco dell’albero stesso (osservazione personale). Tranne rare eccezioni i nidi vengono collocati in zone poste ad un livello altimetrico inferiore a quello del terreno di caccia principale, allo scopo di facilitare il rientro al nido in scivolata con le prede (ipotesi riportata da numerosi Autori). Tuttavia questa caratteristiche della collocazione altitudinale dei nidi è tipica delle zone montane, mentre diviene relativa nelle località pianegganti o debolmente ondulate (p.e. in Finlandia). Raramente si segnalano nidi su alberi nel Centro-Sud d’Europa (Alpi-Appennini) (v. oltre). Nidi usati da più generazioni di Aquile possono avere anche centinaia di anni.
I nidi, costituiti dalla sovrapposizione di rami lunghi anche 2 metri, vengono riutilizzati anno dopo anno con apporto continuo di materiale legnoso; ciò determina appunto la voluminosità del nido. Due nidi direttamente verificati e misurati presentavano i seguenti dati:
1. Larghezza 125 cm - Lunghezza 210 cm - Altezza 220 cm
2. Larghezza 130 cm fronte, 180 cm retro - Lunghezza 220 cm - Altezza 70 cm
In generale la profondità della coppa è sempre minima, come avviene nei nidi della maggior parte dei rapaci.
E' da notare che i rami vengono aggiunti anche se il nido è occupato per la nidificazione, ma in questo caso si tratta sempre di rami verdeggianti. Sembra che il continuo rifornimento di materiale nel nido sia anche un modo di riaffermarne il possesso, tanto è vero che la specifica circostanza può riguardare anche gli altri nidi della zona, nonostante che essi non siano occupati per la nidificazione. Nel territorio di nidificazione l’Aquila ha infatti a disposizione almeno 2-4 nidi con massimo di 10 e un minimo di 1 (Chievatta, 1981). Love & Watson (1990) riportano casi fino a dodici nidi per coppia con la preferenza per uno o due di essi (v. oltre). Infatti, in genere sono da 2 a 4 i nidi solitamente prescelti e non è raro che la nidificazione insista per più anni di seguito nel medesimo nido. Se una coppia ha solo due nidi a disposizione ed uno di essi è particolarmente disturbato, può accadere che negli anni venga scelto sempre lo stesso nido. In altri rari casi accade che una coppia ha un solo nido a disposizione (osservazione personale - Papa 1996, comunicazione personale). Ogni anno, prima della nidificazione, l'Aquila comincia a frequentare più nidi, apportando nuovo materiale per ristrutturarli; poi, pochi giorni prima della deposizione, il rapace sceglie il nido in cui nidificherà. La mia esperienza personale ha registrato i casi di alcune coppie (Appennino centrale, highlands scozzesi e Carpazi) che hanno prediletto il medesimo nido per diverse stagioni consecutive pur avendone altri a disposizione. L’alternanza dei nidi sembra dovuta alla necessità di far “riposare” il nido utilizzato per ultimo in maniera che venga convenientemente sanificato (Newton, 1979, in Fasce & Fasce, 1984), soprattutto se l'allevamento precedente è andato a buon fine. E’ raro che l’Aquila costruisca un nuovo nido nel proprio territorio (Fasce & Fasce, 1984;1992).
Come precedentemente osservato i nidi sono quasi sempre localizzati in luoghi tranquilli e isolati, lontano dai disturbi delle attività umane. Ciò tuttavia non è sempre vero poiché si verificano casi in cui in zone limitrofe al nido sono ubicate strade e abitazioni (sempre però ad una distanza minima di sicurezza). Ciò dimostra come l’Aquila si sia abituata a convivere con la preesistente presenza umana nelle località più antropizzate, a patto però che non vi sia disturbo diretto da parte dell’uomo. Se invece improvvisamente viene costruita una strada o attivato qualsiasi altro manufatto che possa alterare una zona fino ad allora tranquilla e perciò propizia alla presenza dell'Aquila, è mia opinione personale che v'è elevata possibilità che il rapace abbandonerà per sempre quel territorio.
Nel territorio di nidificazione la coppia di Aquila reale non ha soltanto i nidi, ma ha anche i posatoi, posti abitualmente su speroni rocciosi, su cenge, su rami di alberi, ecc. (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984). La maggior parte di essi viene utilizzata per riposare, o fare bagni di sole, o per dormire; altri per spiumare le prede. Ciò non esclude la possibilità, tra l’altro frequente, che l'Aquila usi come posatoi punti casuali della zona. Di solito ogni posatoio è utilizzato per una specifica funzione (Fasce & Fasce, 1984).
Come abbiamo appena visto sappiamo che ogni coppia di Aquila reale difende strenuamente dai conspecifici i propri siti di nidificazione, mentre è più tollerante quando la convivenza riguarda parti marginali dell’home range nel quale è di solito consentita una certa sovrapposizione degli areali (asserzione confermata da molti Autori). E’ bene evidenziare che i nidi a disposizione di una coppia possono, in certi casi, insistere in valli o località nettamente distinte le une dalle altre anche se in genere comprese in un raggio chilometrico non eccessivo.
Per quanto attiene alla distanza che può intercorrere tra i siti attivi di nidificazione delle varie coppie di Aquila reale, si nota che essa varia a seconda delle zone geografiche prese in considerazione, così che nella zona delle Alpi la distanza può essere anche inferiore ai 3 chilometri, mentre in molte contrade del Canada o della Siberia la distanza può salire notevolmente (quest’ultimo dato, supposto dallo scrivente, è da confermare). In media sulle Alpi è di 8-9 chilometri, per salire a circa 20 sugli Appennini (Fasce & Fasce, 1984).
Tab. 1 - Distanze approssimate tra i siti riproduttivi di 10 coppie di Aquila reale nell’Appennino centrale
___________________________________________________________________________
- Coppia 1 - Coppia 2: 8 km.
- Coppia 2 - Coppia 3: 22 km.
- Coppia 1 - Coppia 3: 18 km.
- Coppia 4 - Coppia 5: 12 km.
- Coppia 5 - Coppia 6: 22 km.
- Coppia 5 - Coppia 7: 18 km.
- Coppia 7 - Coppia 6: 18 km.
- Coppia 4 - Coppia 8: 24 km.
- Coppia 8 - Coppia 9: 18 km.
- Coppia 9 - Coppia 3: 20 km.
- Coppia 7 - Coppia 10: 10 km.
Distanza media: 19 km.
___________________________________________________________________________
Tab. 2 - Distanze minime e massime in metri tra i nidi della stessa coppia di Aquila reale (dati indicativi riferiti a due coppie nell’Appennino centrale)
___________________________________________________________________________
Coppia min. max.
___________________________________________________________________________
1 100 400
2 20 1200
___________________________________________________________________________
Tab. 3 - Numero dei siti riproduttivi in relazione alla distanza tra loro (Appennino centrale, coppie precedenti)
___________________________________________________________________________
Distanza compresa tra 0 - 6 km= 0
Distanza compresa tra 6,1 - 12 km= 2
Distanza compresa tra 12,1 - 18 km= 4
Distanza compresa tra 18,1 - 24 km= 4
Distanza compresa tra 24,1 - 30 km= 0
___________________________________________________________________________
In riferimento alla distanza intercorrente tra i nidi della stessa coppia, si registrano misure da pochi metri fino a diversi chilometri (anche casi di nidi di una stessa coppia localizzati in valli o zone diverse).
Tab. 4 - Distanze in km tra siti di nidificazione di coppie diverse di Aquila reale in riferimento al territorio italiano (Fasce & Fasce, 1992)
___________________________________________________________________________
Località min. max.
___________________________________________________________________________
Alpi 2 19
Appennino 8 20
Sicilia 10 42
Sardegna 6 14
___________________________________________________________________________
II - Il nido
La necessità di proteggersi contro potenziali predatori, principalmente i mammiferi carnivori e l’uomo, è probabilmente il più importante fattore che influenza la scelta del sito riproduttivo di una coppia di Aquila reale (Watson, 1997). Le strutture create dall’uomo, come per esempio i nidi predisposti sui piloni elettrici, raramente vengono utilizzate dal rapace (Watson, 1997).
Nel territorio di nidificazione, come abbiamo poco prima osservato, normalmente una coppia possiede una scelta alternativa di nidi, usualmente 2-5 (Fasce & Fasce, 1984), ma talvolta anche una dozzina (Watson, 1997); essi vengono utilizzati alternativamente nel corso degli anni, anche se accade che la coppia prediliga spesso uno o due nidi che utilizza con maggiore frequenza o addirittura per diversi anni di seguito (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984). Vi sono ovviamente dei casi che esulano dalla norma; uno di questi, oggetto di personale osservazione, è quello che riguarda una località ove ho constatato che su due/tre grosse pareti poco distanti tra loro all’interno di un valle molto incisa insistono 10 nidi, di cui 2-4 usati a rotazione negli ultimi anni. In certe circostanze, come detto, (mancanza di siti alternativi, siti alternativi disturbati, ecc.) un’Aquila può utilizzare lo stesso nido anche per molti anni di seguito.
Alcune volte può accadere che malgrado una coppia di Aquila reale possegga nella propria zona diversi nidi, decida di costruirne uno nuovo per emergenza o per cause non sempre note (evento molto raro - Fasce & Fasce, 1984 - Watson, 1997). E' capitato osservare una coppia nidificare in una cengia erbosa con pochissimo materiale legnoso apportato in poco tempo, anche se nella zona aveva a disposizione ben 9 nidi (Pani 1994, comunicazione personale). In un’altra evenienza una coppia nidificò su una cengia priva di materiale anche se aveva a disposizione ben tre nidi (De Sanctis 1996, comunicazione personale). Eccezionalmente l’Aquila può riadattare e rielaborare nidi di altre specie; p.e. Ruio (1992) documenta un caso in Sardegna di utilizzo di un nido di poiana in parete.
A proposito dell'attivazione di più nidi nell'ambito della stessa coppia di Aquila reale scrive Murgia (1993): "..Poiché tale operazione richiede da parte dell'uccello un enorme investimento di tempo e di energia, si ritiene che il ritorno di tale sforzo possa essere individuato nell'importanza che tali costruzioni assumono come indicatori di presenza di un territorio occupato".
Tab. 5 - Numero medio dei nidi in riferimento al territorio italiano
(Fasce & Fasce, 1992 salvo diversa indicazione)
___________________________________________________________________________
Alpi occidentali: 4,22
Alpi centrali: 1,45
Appennino Ligure e Toscano: 2,71
Appennino Umbro-Marchigiano: 2,33
Appennino centrale: 2,17 (numero medio per ciascuna area indagata. Allavena et al., 1984)
Sicilia: 2,22
Sardegna: 2,7
___________________________________________________________________________
Tab. 6 - Numero indicativo dei nidi per coppia di Aquila reale. Dati riferiti a 15 coppie nell’Appennino centrale (non si esclude che le coppie considerate abbiano altri nidi di cui lo scrivente non ne è a conoscenza)
Coppia Numero totale Attivi
(compresi quelli abbandonati
o quasi mai utilizzati).
1 3 3
2 10 3-4
3 4 3
4 2 1
5 3 2
6 2/3 2 (+1)
7 4 4
8 3 3
9 2 1
10 8 7
11 3 2
12 4 3 (+1)
13 2 (+ 1 abb. fuori zona, forse in 2
passato di altra coppia)
14 2 1
15 1 (?) 1 (?)
Media nidi per coppia: 3,5
Media nidi per coppia effettivamente attivi: 2,6
I nidi vengono dunque riutilizzati anno dopo anno, anche se nel frattempo si verificano sostituzioni di uno o di entrambi gli individui della coppia (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984). L’apporto di materiale trasportato con le zampe e talvolta anche con il becco, avviene molto tempo prima della nidificazione (sin dal periodo autunno-inverno) e si indirizza non solo verso il nido prescelto ma anche verso altri. L’apporto di materiale al nido, anche dopo l'inizio della cova, sembra connettersi, come abbiamo detto in precedenza, ad una rivendicazione di possesso e di controllo del territorio, nei confronti degli eventuali conspecifici o di probabili predatori (Newton, 1979). Le fronde verdeggianti sono inoltre utili per rinfrescare il nido, per riparare le prede non consumate subito dagli insetti necrofagi e dalle mosche e per ammorbidire la lettiera (Fasce & Fasce, 1984). Alcuni autori asseriscono che il fogliame verde ha anche lo scopo di mimetizzare meglio il nido; ciò è particolarmente vero per quei rapaci che nidificano in ambiente forestale (astore, sparviero, ecc.).
Tra il materiale apportato prevalgono rami secchi anche di notevole dimensione, raccolti a terra o anche asportati da arbusti o alberi. Oltre a questo materiale più grosso le Aquile utilizzano anche rami più piccoli e fogliame verde sia di latifoglie che di conifere (larice, pino silvestre, pino mugo, cembro, abete rosso, abete bianco, roverella, faggio, carpino, betulla, nocciolo, acero, ecc.). L’apporto di materiale verde o secco si protrae anche se la riproduzione per quell’anno è fallita o non iniziata affatto (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984). I rami possono essere raccolti direttamente a terra (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984) mentre alcune volte ho osservato l'Aquila posarsi su una pianta ed oscillare con energia sino a provocare la rottura del ramo prescelto. Spesse volte invece riesce a spezzarlo direttamente con la forza dell'impatto (osservazione personale - Chiavetta, 1981 - Fasce & Fasce, 1984). Riassumendo le Aquile raccolgono i rami nel seguente modo:
- A terra, raccogliendoli semplicemente
- Strappandoli a volo con forza (freschi o secchi) da piante
- Con insistenza (ondeggiamenti sulle piante) per spezzarli.
Tab. 7 - Differenze dell'apporto di materiale al nido tra i membri di 3 coppie di Aquila reale nell’Appennino centrale
___________________________________________________________________________
Coppia 1
___________________________________________________________________________
Num. rientri Materiale Sesso
_________________________________________________________________________
3 rami secchi F
2 rami verdi F
2 rami secchi M
1 rami verdi M
2 ? F
Coppia 2
___________________________________________________________________________
Num. rientri Materiale Sesso
___________________________________________________________________________
5 rami secchi F
3 rami verdi F
3 rami secchi M
1 rami verdi M
Coppia 3
___________________________________________________________________________
Num. rientri Materiale Sesso
___________________________________________________________________________
2 rami secchi F
2 rami verdi F
2 rami secchi M
Riepilogo generale
Totale 28
F 19
M 9
___________________________________________________________________________
Il nido nelle parti esterne si presenta grezzo, con grossa ramaglia intrecciata, mentre la lettiera centrale, leggermente concava, è più morbida, più curata e frequentemente rinnovata. Il materiale viene portato sia dal maschio che dalla femmina anche se questa sembra più attiva nell'opera di sistemazione dei rami all’interno del nido (oss. non generalizzabile). Se un nido è stato approntato da poco tempo difficilmente sarà molto voluminoso mentre i nidi riutilizzati anno dopo anno raggiungono dimensioni ragguardevoli, sino ad avere uno spessore e una larghezza media di oltre 2 metri (osservazione personale).
Nella taiga svedese sono stati rinvenuti nidi su albero dallo spessore di oltre 4 metri e dal peso di una tonnellata (Klaesson, 1985). Anche Love & Watson (1990) riportano casi di vecchi nidi su albero alti quasi cinque metri. In inverno con il forte vento e con il carico di neve un nido di tale grandezza o l’albero stesso, può anche crollare (Love & Watson, 1990). Nelle zone povere di vegetazione arborea (tundre nordiche e steppe dell'Est) i nidi spesso non sono molto voluminosi. A proposito della voluminosità dei nidi Ellis (1986 in Watson, 1997) ne descrive uno, nello stato del Montana, alto 6 metri collocato su una colonna di basalto, mentre Gordon (1955) nelle Higlands scozzesi registra il caso di un nido di 5 metri su un pino di Scozia. Tuttavia i casi citati sono delle eccezioni, poiché di norma le dimensioni tipiche sono di 0,5/1mt. di altezza con un diametro di 1-1,5 m il cui volume è indicativamente di 0,9-1,8 mq (Watson, 1997). Dove scarseggia il materiale legnoso le Aquile possono apportare anche grossi ciuffi d'erba. Alcune volte capita di osservare dei nidi che danno l'impressione di essere quasi sospesi (piccole cengie, sporgenze limitate, ubicati su cespugli abbarbicati nella roccia, ecc.); ovviamente i nidi più precari sono soggetti ad una maggiore usura. Se il nido viene costruito su un substrato obliquo (p.e. cengia), l’Aquila ottiene il piano colmando le differenze con la ramaglia.
Il biotopo di nidificazione sulle Alpi oscilla tra i 1500 e i 1800 m, con punte estreme di circa 750 e 2350 m, mentre l'altitudine media risulta essere di circa 1680 m (Fasce & Fasce, 1992). Un nido a 2650 m è ubicato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso ma non è stato più utilizzato dalla fine degli anni '50 (Framarin, 1986). Sugli Appennini invece esso oscilla tra i 250 (Borlenghi & Corsetti, in stampa) e i 1500 m. L’altitudine media di 42 nidi nell’Appennino centrale è risultata di circa 1170,47 m (v. tab. 14). In Sardegna la fascia altitudinale oscilla tra i 180 e i 1200 m (Fasce & Fasce, 1992), mentre in Sicilia tra i 910 e i 1980 m (Massa et al., 1984 in Fasce & Fasce, 1984). E’ di primaria importanza che i nidi siano ben protetti dagli agenti atmosferici e dall’eccessiva insolazione. Nella maggior parte dei casi il nido è su roccia, mentre raramente è su albero. In Europa continentale il 10% delle coppie di Aquila reale ne costruisce uno su tale struttura (Watson, 1997). Nell’arco alpino si conoscono 12 nidi su albero, tutti su conifera (Fasce & Fasce, 1992); nel resto d’Italia si registrano solo altri due casi certi in Sardegna (Murgia, 1993) e 1 dubbio nel Casentino (nido non più in essere - Crudele 1995/6, comunicazione personale). Come accennato in precedenza nei territori svedesi gli alberi che accolgono il nido di Aquila reale hanno mediamente 300 anni di vita e in ogni caso raramente vengono colonizzati alberi sotto i 150/200 anni (Klaesson, 1985). Infatti in quelle località occorrono almeno 2 secoli affinché la pianta divenga sufficientemente robusta per poter sostenere strutture così imponenti (Klaesson, 1985 - vedasi anche gli studi di Tjernberg, 1983a). Spesso nidi su alberi dopo molti anni di utilizzo e di accumulo possono crollare al suolo per un cedimento strutturale della pianta. Tuttavia se si analizzano i territori nel particolare può accadere che il nido sul albero divenga la regola principale; esempi sono rappresentati dalla Svezia, dalla Finlandia e dall’ex Cecoslovacchia. In Estonia, addirittura, esistono solo nidi sul albero (Watson, 1997).
Un nido su roccia ha ovviamente nel tempo una tenuta migliore rispetto a quello su albero. In genere sull' Appennino centrale la costruzione del nido avviene nei terzi superiori o medi delle pareti, con netta prevalenza di quelli superiori; il terzo inferiore viene usato solo quando l'inaccessibilità dal basso è del tutto evidente (Allavena et al., 1987). Nelle Alpi occidentali possono essere ubicati da pochi metri dalla base della parete sin quasi alla sommità di essa (Fasce & Fasce, 1992). In Scozia mi è capitato di osservare diversi nidi attivi di Aquila reale “abbastanza” accessibili, lo stesso in Polonia (Mielczarek 1991, comunicazione personale). A volte si può passare a nidi collocati su pareti rocciose di modestissime estensioni (p.e. in Scozia di soli 40 mt.) a quelli che invece si inseriscono su grosse strutture rocciose (oltre 400 mt. in Norvegia) (Watson, 1997). Nel territorio italiano, la scarsa presenza dei siti di nidificazione su albero (nelle Alpi occidentali solo il 2% - Fasce & Fasce, 1992), è da attribuirsi oltre che alla notevole presenza di pareti rocciose, probabilmente anche dal fatto che in un clima caldo e assolato come quello della penisola, il nido su albero difficilmente offre garanzie contro il riscaldamento eccessivo dei raggi solari (Fasce & Fasce, 1992). Le coppie da me in genere seguite hanno in senso altitudinale i territori di caccia principali al di sopra dei nidi. Come già evidenziato, nella porzione della taiga svedese da me analizzata, dove insisteva una coppia di Aquila reale, non ho verificato questa evenienza per l’orografia poco accentuata di quel territorio. Viceversa, nel Parco Nazionale di Sarek (Svezia settentrionale), le Aquile hanno i nidi su pareti rocciose e la maggior parte del territorio di caccia è al di sopra di detti nidi (Mielczarek 1991, comunicazione personale).
In talune rarissime eccezioni l’Aquila reale può attivare anche un nido a terra (Watson, 1997). Infatti I. Newton (in Watson, 1997) cita un caso nelle Ebridi dove per molti anni una coppia utilizzò un nido approntato a terra, sicuramente perchè il luogo era tranquillo e non aveva predatori terrestri. In altri casi, sempre rari, l’Aquila può utilizzare supporti artificiali creati dall’uomo. Per esempio in Scozia su un albero o nel nordamerica su piloni elettrici (Watson, 1997).
In diverse occasioni ho avuto modo di osservare, durante il periodo di nidificazione, un Aquila reale strappare da un arbusto un grosso ramo, volteggiare a lungo con il ramo tra le zampe (anche di fronte ai nidi) per poi lasciarlo cadere d'improvviso nel vuoto senza un motivo apparente.
Su 32 riporti al nido catalogati (rami secchi e verdi), 19 volte fu ad opera della femmina e 13 del maschio (3 coppie). Ciò ovviamente non dimostra che sono sempre le femmine a portare più materiale al nido.
Le diverse tipologie di ubicazione dei nidi nell'ambito di pareti rocciose possono essere, per grandi linee, suddivise in chiuse e aperte. Quelle chiuse sono rappresentate dalla cavità e dalla nicchia, mentre quelle aperte dal terrazzino e dalla cengia. Mentre le prime garantiscono piena protezione al nido, le seconde spesso ne sono carenti. Più in particolare, seguendo le definizioni di Torbien & Cibien (1991), avremo:
- La cavità è in genere di grosse dimensioni e permette l'apporto di numeroso materiale al nido oltre che facilitare i movimenti dell'aquilotto.
- La nicchia invece è una cavità molto ristretta occupata quasi integralmente dalla ramaglia del nido.
- Il terrazzino è un piano roccioso abbastanza spazioso che si evidenzia da una parete a strapiombo.
- La cengia infine è una sorta di scalino orizzontale o leggermente obliquo che taglia la parete.
In aggiunta a queste tipologie di base, è opportuno ricordare che si registrano casi di nidi posti in posizioni miste o non definibili rigidamente secondo un preciso schema (per esempio nidi “incassati” in una strettoia di roccia a mo’ di imbuto o nidi collocati parte su una sporgenza rocciosa e parte sul tronco di una pianta emergente dalle rocce).
In generale sembra esserci una preferenza per i nidi protetti almeno in parte dalle intemperie. Infatti la nicchia e la cavità sembrano mantenere meglio la dispersione del calore, soprattutto durante la cova (oltre ovviamente a proteggere dalle intemperie). L'analisi notturna con i raggi infrarossi (esperienza personale), ha evidenziato chiaramente questo processo fisico. Probabilmente le Aquile che nidificano in nicchie e piccole cavità riescono a mantenere meglio il calore rispetto a quelle che covano in nidi più aperti (per esempio su un albero o su terrazzino scoperto).
Come abbiamo visto la fase di ingresso ai nidi da parte dell'Aquila reale ha una frequenza che è correlata al periodo stagionale; è massima durante la cova e l'allevamento dei pulli, è minima nel periodo agosto-dicembre. Ma, già a partire dalla fine dell’autunno o dalle prime settimane invernali, il rapace arricchisce di materiale alcuni nidi sia per ristrutturarli, sia per sancirne il possesso. Durante il periodo di pre-allevamento l'Aquila frequenta infatti più nidi, anche se, come ovvio, sarà solo uno quello che verrà prescelto.
In talune circostanze accade che le Aquile frequentano assiduamente un nido preferenziale tanto da far supporre con largo anticipo la scelta del sito per quell'anno.
Come abbiamo visto l'ingresso ai nidi prima della deposizione viene effettuato già dai mesi invernali, ma non sempre viene apportato del materiale aggiuntivo (rami secchi o freschi). Ho infatti osservato, in tutte le coppie seguite, moltissimi rientri "scarichi" nei vari nidi; dai dati raccolti (76 rientri scarichi a fronte di 70 carichi) mi sembra che i rientri senza materiale siano maggiori degli altri (considerazione non generalizzabile da verificare ulteriormente).
La data più precoce dopo la stagione riproduttiva (aprile-agosto) in cui ho osservato rientri consistenti ai nidi con materiale legnoso è quella della metà di ottobre.
Tab. 8 - Visite ai nidi da parte di una coppia di Aquila reale nell’Appennino centrale
___________________________________________________________________________
Anno di osser. Nido 1 Nido 2 Nido 3 N. scelto per nidif.
___________________________________________________________________________
I 12 14 9 1
II 11 12 11 1
III 18 12 10 1
IV 13 15 12 2
V 7 9 11 3
VI 16 12 8 1
VII 14 12 9 1
VIII 12 11 14 3
IX 21 7 9 1
X 16 9 21 3
Totale 140 113 114 17
___________________________________________________________________________
Tab. 9 - Rientri ai nidi con e senza materiale. Dati indicativi riferiti a 3 coppie nell’Appennino centrale
___________________________________________________________________________
Coppia 1
___________________________________________________________________________
Nido Rientri senza mat. Rientri con mat.
___________________________________________________________________________
1 10 8
2 5 7
3 6 4
Tot. 21 19
Coppia 2
___________________________________________________________________________
Nido Rientri senza mat. Rientri con mat.
___________________________________________________________________________
1 6 6
2 12 10
3 9 7
Tot. 27 23
Coppia 3
___________________________________________________________________________
Nido Rientri senza mat. Rientri con mat.
___________________________________________________________________________
1 8 12
2 11 6
3 7 7
4 2 3
Tot. 28 28
Totale riassuntivo: rientri senza mat. 76 - rientri con materiale 70
___________________________________________________________________________
Tab. 10 - Traiettorie di rientro al nido, tra cui la più mimetica è quella laterale. Dati riferiti a due coppie di Aquila reale nell’Appennino centrale
___________________________________________________________________________
Coppia 1 - Rientri totali osservati: 198
___________________________________________________________________________
Periodo all. Num. rientri Traiettorie
___________________________________________________________________________
Cova 58 Frontale 39
Laterale 17
Verticale 2
Pullo 140 Frontale 29
Laterale 103
Verticale 8
Coppia 2 - Rientri totali osservati: 210
___________________________________________________________________________
Periodo all. Num. rientri Traiettorie
___________________________________________________________________________
Cova 64 Frontale 41
Laterale 19
Verticale 4
Pullo 146 Frontale 27
Laterale 118
Verticale 1
___________________________________________________________________________
Un’altro fattore che influenza la scelta dei nidi sono le influenze climatiche (Watson, 1997). L’eccessivo freddo può rappresentare un problema, come l’abboddanza della neve può determinare l’abbandono delle uova (Watson, 1997). Problemi anche con l’insolazione diretta e continua che può portare alla morte dei nidiacei (oss. pers. - Watson, 1997). Da queste brevi considerazioni si evidenzia come l’orientamento dei nidi contribuisca a contrastare i fattori negativi, fattori che mutano a seconda delle localizzazione geografica del sito riproduttivo (Europa meridionale o settentrionale, Alaska, ecc.). In Scozia Watson (1997) su 407 nidi analizzati riporta i seguenti dati:
Tab. 11 - Orientamento (%) di 407 nidi di Aquila reale in Scozia (da Watson, 1997 modificato)
N-NE NE-E E-SE SE-S S-SW SW-W W-NW NW-N
24,6 18,7 11,8 7,9 5,6 7,9 8,6 15,0
In Norvegia ed in Svezia con nidi collocati ad altitudini di 500/600 mt. soggetti a tempo inclemente, prevalgono fortemente le esposizioni meridionali (Tjernberg, 1883a - Bergo 1984 in Watson, 1997). Nel sud dell’Europa l’alta altitudine dei siti di riproduzione nelle Alpi e nei Pirenei (1500/1800 mt) favorisce l’esposizione a sud (Watson, 1997), mentre in Spagna, Italia (Appennini), Sicilia ed ex Jugoslavia, con altitudini prevalenti dei nidi di 600/900 mt. l’esposizione meridionale è in genere evitata (Watson, 1997). Pertanto dove il caldo è eccessivo così come l’insolazione, vi è una netta predominanza delle esposizioni a settentrione. Questa stessa tipologia si registra anche in nordamerica (Watson, 1997). Per esempio in Alaska con il clima tendenzailmente freddo l’orientamento è prevalentemente a sud, mentre nello stato dell’Utah, in genere a clima caldo, l’esposizione dei nidi è a nord (Watson, 1997).
Interazioni con altre specie nei siti di nidificazione
Per quanto attiene alle interazioni con altre specie, l’Aquila reale nei siti di nidificazione è solitamente dominante. Nelle località in cui i siti di nidificazione scarseggiano, la presenza di una specie può influenzare la quantità e la distribuzione di un'altra. L'Aquila reale su una parete rocciosa ha la priorità sul falco pellegrino e questo sul gheppio, ma difficilmente riesce a sloggiare il falcone se questo si è insediato precedentemente all’Aquila (osservazione personale - Fasce & Fasce, 1984), anche perché il falcone, specie durante l'allevamento della prole, è molto aggressivo. In ogni caso però l'Aquila è sempre dominante soprattutto se essa è presente in una valle prima del pellegrino; in questo caso ha il "diritto" di precedenza al nido. Si registrano comunque rari casi di nidificazione del pellegrino a meno di 1 chilometro dall’Aquila reale (Ractliffe, 1993) e ancor più episodici a 300 metri (Wormell in Ractliffe, 1993). In una località dell’Appennino centrale una coppia di falco pellegrino nidifica a circa 600 metri dai nidi delle Aquile; si registrano violenti scontri tra le due specie ed è sempre il pellegrino a cominciare (Borlenghi 1996, comunicazione personale). MacNally (1979) registra con riserva anche casi di predazione di Aquila reale su pellegrino, predazione accertata nella Svezia settentrionale (Klaesson, 1985), menzionata anche da Love & Watson (1990) in altro territorio. Non sono invece rari i casi di nidificazione del gheppio (Falco tinnunculus) in zone limitrofe ai nidi dell’Aquila reale (osservazione personale). Nessun problema per le altre piccole specie rupicole (picchio muraiolo, rondine montana, ecc.). L'Aquila reale e l'Aquila imperiale possono dividere lo stesso territorio in quanto tra le due specie non c'è competizione diretta (de la Fuente, 1983).
Per quanto attiene al rapporto con gli avvoltoi, in particolare con il gipeto (Gypaetus barbatus), si osserva che tra le due specie non vi è sovrapposizione della nicchia alimentare in quando, come noto, il gipeto si alimenta prevalentemente di animali morti, in particolare delle loro ossa. I siti di nidificazione delle due specie si mantengono ben distinti, ma ciò non toglie che le due specie possano incontrarsi in volo, e qui ingaggiare spettacolari battaglie aree (Fasce & Fasce, 1984 - Genero 1994, comunicazione personale), tuttavia quasi sempre incruenti. Nel 1993 nel Parco Nazionale dello Stelvio si verificò un “duro” incontro tra un’Aquila reale e un gipeto, quest’ultimo proveniente dalla reintroduzione effettuata nel limitrofo territorio svizzero (Allavena 1994, comunicazione personale). Nel 1993 un gipeto, anch’esso proveniente dalle reintroduzioni effettuate sull'arco alpino, collaborò alla costruzione di un nido con una coppia di Aquila reale! (Genero 1995, comunicazione personale). Per contro, come detto, si allontana prontamente se accorrono sulla carogna un branco di lupi (osservazione personale). In certe località della Spagna, l'espansione del grifone (Gyps fulvus) sta sottraendo i siti di nidificazione al gipeto, al capovaccaio, all'Aquila reale e ancor più all' aquila del Bonelli. Infatti i grifoni si "impadroniscono" dei nidi di queste specie in quanto, come noto, iniziano in anticipo la riproduzione (deposizione gennaio-marzo) (Allavena 1995, comunicazione personale; Donazar, 1993; Fernandez & Donazar, 1991 in Dentesani et al. 1995). Watson (1997) citando Verner (1909) asserisce che mentre le aquile mantengono il possesso della parete di nidificazione di fronte ad una coppia di grifoni, ciò può non accadere quando invece si tratta di una intera colonia.
Nessun problema sembra invece presentarsi con altre piccole specie rupicole (gheppio, rondine montana, picchio muraiolo, ecc.).
Fattori di disturbo
Si definiscono fattori di distrubo le attività umane che arrecano danno alla riproduzione del rapace o in ogni caso agli adulti stessi (Tormen & Cibien, 1991).
Si dividono in diretti ed indiretti. Possono interessare sia i siti di nidificazione che i territori di caccia principali e secondari del rapace.
1 - Diretti: attività umane che deliberatamente disturbano il rapace avvicinandosi pericolosamente ai siti riproduttivi.
Esempi: bracconaggio, fotografi, curiosi, ecc.
Reazione dell'Aquila: fuga e abbandono del nido (momentaneo o permanente se il disturbo è continuo). Riduzione dell'attività di caccia.
2 - Indiretti: attività umane che inconsapevolmente disturbano il rapace nei siti riproduttivi e nei territori di caccia.
Esempi: escursionisti, alpinisti, gitanti, pastori e boscaioli, ricercatori, fuoristrada, deltaplani, alianti, parapendio, eliturismo, ecc.
Reazione dell'Aquila: fuga ed abbandono del nido (momentaneo o permanente se il disturbo è continuo). Riduzione od impedimento dell'attività di caccia.
Fattori di rischio
Vengono definiti fattori di rischio le alterazioni subite dall'ambiente dove una coppia di Aquila reale ha il proprio home range. Possiamo suddividere i fattori di rischio in due aspetti:
1. Fattori di rischio ricadenti nel sito di nidificazione
2. Fattori di rischio ricadenti nel territorio di caccia
Nel primo caso essi possono causare l'abbandono della cova e quindi il fallimento della riproduzione. Nel secondo invece, i fattori di rischio possono alterare e compromettere non poco le attività del rapace squilibrando le sue esigenze vitali (indirettamente possono anche mettere a rischio la riproduzione).
I fattori di rischio principali sono (Tormen & Cibien, 1991 modificato):
- Attività agro-silvo-pastorali
- Cavi elettrici a fune
- Centri abitati
- Costruzioni isolate e in alta quota (per esempio rifugi)
- Impianti di risalita o altre piste di sci
- Sentieri escursionistici o alpinistici
- Strade di vario genere
- Altro
Un elemento importante dei fattori di rischio è la loro distanza dai siti riproduttivi dell'Aquila.
Tab. 12 - Distanze rischio dai siti di nidificazione dell’Aquila reale (dati indicativi, espressi in metri) (Tormen & Cibien, 1991 modificato)
___________________________________________________________________________
Fattori di rischio Alto Medio Basso
___________________________________________________________________________
Attività agro-silvo-pastorali 0-500 500-1500 1500-2000
Cavi elettrici a fune 0-1000 1000-2000 2000-2500
Centri abitati 0-500 500-2000 2000-3000
Costruzioni isolate e in quota 0-1000 1000-2500 2500-3500
Impianti e piste sci 0-1500 1500-2500 2500-3500
Sentieri escursionistici o alp. 0-500 500-2000 2000-3000
Strade 0-500 500-1500 1500-3000
Altro 0-500
N. B. I fattori di disturbo e di rischio per l’Aquila reale nelle provincie di Belluno e di Treviso sono ben riassunti in Tormen & Cibien (1991).
___________________________________________________________________________
Tuttavia occorre evidenziare che la maggior parte delle alterazioni elencate sono più deleterie se avvengono dopo che una coppia di Aquila si è inserita in un dato territorio. Altrimenti se accade il contrario i fattori di rischio in certe circostanze si attenuano.
Durante la nidificazione se l'Aquila si sente disturbata entro i limiti di sicurezza, tenta a mimetizzare ulteriormente il suo rientro al nido. In una occasione proprio sotto ad un nido di Aquila reale era in corso, durante la cova, un taglio boschivo. Malgrado il disturbo palese, il rapace non abbandonò la cova (probabilmente il distrubo anche se evidente non era oltre il limite di sicurezza), ma mise in atto una strategia di difesa mimetizzando al massimo i rientri al nido (in verticale o con altra traiettoria mimetica) (Borlenghi 1992, comunicazione personale).
III - Caratteristiche tipologiche ed analisi riassuntiva
di 42 nidi di Aquila reale nell’Appennino centrale
Tab. 13 - Riassunto tipologico dei 42 nidi di Aquila reale nell’Appennino centrale
N° Alt Esp Par Gr Col Ut Pi Ml Mi Pr Nota
1 1350 O I G N F Si A No No
2 1450 O-N-O S G C/T M No/Par A Si Si
3 1460 O S G N/Ca M/S Si A Par Par
4 1450 O S G T/A A No S Par Si
5 1200 O S G N F Si A Par Si
6 1420 E S G Ca M Si M Si Si
7 1150 N-E I G/M N S Si M Si Si
8 1200 S S M T/C S No S Par Si/par (nuovo,poco materiale)
9 1150 N-O S G N M Si M No Par
10 1200 N M G C S No S Si Si
11 1350 S S G C M No A Par Si
12 1250 N-O S G C/N S Par S Par Si
13 1400 N-E I M Ca A Si A Par Par
14 1000 S-O S P T A Par A No No
15 1150 N-O M Mi T F Par A Si Si
16 1200 O M Mi T S/M Par A Par No
17 1280 E S G N par A Par M No No
18 1400 S-E S G Ca A Si A Par Si
19 1250 S M Mi C A No A No No
20 1050 N-O I Mi A F No A Si Si
21 1000 O S/M P T M No A Par Si/Par
22* 1100 O M Mi A F Par A No Par
23* 1100 S-O I G T - No M No Par Dist. per casusa ignota
24* 1400 N I M T M Par M Par Si
25* 1400 N I M T S Par S Si Si
26* 1350 N M M Ca F Si M Si Si
27* 1350 N-O M M T S Par M Par Si
28* 1350 N-O M M Ca S Si M Par Si
29* 700 O S P Ca A Si M Par Par
30* 1100 E S M Ca S Si M Si Si
31* 1250 S I G Ca S Si M Par Par
32* 950 E M M T S Par A No No
33* 950 N-E M M A F Par A No No
34* 750 E M P T A Par S Si Par
35 950 N-E M M N F Par M Si Si
36 1050 O S G T/C F Par A Par Si
37 1000 N-E M M Ca F Si A Si Par
38 850 N-O M M/P C M Par M Si SI
39 1100 O S M T S Si S Par No
40 1000 S S M N F Si M Si Par
41 1150 S-E I M N S Si S Si Si
42 950 N-E S G T M No M Par Par
Legenda
N: numero nido
Alt: altitudine (indicativa)
Esp: esposizione (Nord, Ovest, Sud, Est)
Par: posizione in parete S= terzo superiore; I= terzo inferiore; M= parte mediana
Gr: grandezza parete G= grande; M= media; P= piccola; Mi= minima
Col: tipologia del nido N= nicchia; C= cengia; T= terrazzino; Ca= cavità; A= altro
Ut: frequenza di utilizzazione F= frequente; S= scarsa; M= media; A= abbandonato
Pi: protezione dalle intemperie Par= parziale; Si; No
Ml: massa legnosa M= media; A= abbondante; S= scarsa
Mi: mimetismo del nido Par= parziale; Si; No
Pr: protezione dal disturbo Par= parziale; Si; No
*: a cura di Fabio Borlenghi
Tab. 14 - Analisi tipologica riassuntiva di 42 nidi di Aquila reale nell’Appennino centrale
Media altitudinale
1170,47
Esposizione
O= 10 - O/N/O= 1 - E= 5 - N/E= 6 - S= 5 - N/O= 7 - N= 4 - S/O= 2 - S/E= 2
Posizione in parete
Terzo superiore: 18 - Terzo inferiore: 9 - Parte mediana: 14 - Misto: 1
Grandezza parete
Grande: 16 - Media: 15 - Piccola: 3 - Minima: 5 - Misto: 2
Tipologia del nido
Nicchia: 8 - Cengia: 4 - Terrazzino: 12 - Cavità: 9 - Altro: 3 -Misto: 6
Frequenza di utilizzazione
Frequente: 11 - Scarsa: 12 - Media: 8 - Abbandonato: 8 - Misto: 2
Protezione dalle intemperie
Parziale: 15 - Si: 17 - No: 9 - Misto: 1
Massa legnosa
Media: 16 - Abbondante: 18 - Scarsa: 8
Mimetismo del nido
Parziale: 18 - Si: 15 - No: 9
Protezione dal disturbo
Parziale: 11 - Si: 21 - No: 8 - Misto: 2
____________________
Bibliografia
Allavena S., Panella M., Pellegrini M. & Zocchi A., 1987. Status e protezione dell'Aquila reale nell'Appennino centrale. Rapaci mediterranei, III. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, 12: 7-15.
Altobello G., 1920, ris. 1990. I rapaci. Marinelli, Isernia. 42+94.
Austruy J. C. & Cugnasse M., 1981. L'Aigle royal dans le Massif Central. Nos Oiseaux 36: 133-142.
AA. VV., 1991. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 240 pp.
AA. VV., 1994. Raptor conservation today. B.-U. Majeburg and R. D. Chancellor (Editors). Proceedings of the IV World Conference on Birds of Prey and Owls. Berlin, Germany, 10-17 May 1992. 799 pp.
Baguena D., Collado F., Errando E., Meseguer E., Olmos R., Pallares J., Parra J., Penades M., Ramirez J., Urios V. & Verla A. 1987. Recensement, distribution et reproduction de l’Aigle royale (Aquila chrysaetos) et l’Aigle de Bonelli (Hieraetus fasciatus) dals la Province de Valencia (Espagne). Rapaci mediterranei, III. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, 12
Besson J., 1964. L'Aigle royal dans les Alpes du Sud. Alauda, 32: 45-50.
Baumgartner H., 1988. Di aquile e avvoltoi: una riconquista. Panda I-88, WWF Svizzera
Bergo G., 1984. Habitat and nest-site features of Golden Eagles Aquila chrysaetos (L.) in Hordaland, West Norway. Fauna Norvegica Series C, Cinclus, 7: 109-113.
Bezzel E., 1989. Uccelli. Vol.II. Zanichelli, Bologna. 227 pp.
Boano G. (a cura di), 1987. Gli uccelli rapaci. Istituto Geografico De Agostini, Novara. 159 pp.
Borlenghi F., 1992. Riproduzione di tre coppie di Aquila reale, Aquila chrysaetos, nell'Appennino centrale, in confronto con alcuni fattori antropici e di disturbo. Riv. It. Orn. 62: 29-34.
Borlenghi F. & Corsetti L., in stampa. L’Aquila reale (Aquila chrysaetos) nel Lazio meridionale: status, protezione e conservazione. Aula.
Brichetti P., 1987. Atlante degli uccelli delle Alpi italiane. Editoriale Ramperto, Brescia. 66-67.
Brichetti P., De Franceschi P. & Baccetti N., 1992. Uccelli. Da: Fauna d'Italia vol. XXIX. Edizioni Calderini, Bologna. 920 pp.
Brooker M. G., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 196.
Brown L., 1976. British Birds of Prey. Collins, Londra.
Brown L., 1976. Eagles of the Word. David & Charles, Londra.
Brown L. & Amadon D., 1968. Eagles, Hawks and Falcons of the World. Hamlyn, Middlesex.
Brown L. & Watson A., 1964. The Golden eagle in relation to its food supply. Ibis 106: 78-100.
Burnham W. A., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 170-188.
Campbell L. & Dennis R., 1996. Golden eagles. Colin Baxter, Moray Scotland. 96 pp.
Cheylan G., 1973a. Notes sur la compétition entre l'aigle royal Aquila chrysaetos et l'aigle de Bonelli Hieraaetus fasciatus. Alauda, 42: 203-212.
Cheylan G., 1981. Introduction. Rapaces méditerranées. Annales du CROP n.1:3-5.
Chiavetta M., 1976. I falconiformi nidificanti nel Parco Nazionale d'Abruzzo e nelle aree limotrofe con particolare riferimento all'Aquila reale. Contributi scientifici alla conoscenza del P.N.A., 14 C.I.S.O., Parma. 22 pp.
Chiavetta M, 1981. I rapaci d'Italia e d'Europa. Rizzoli, Milano. 343 pp.
Chiavetta M., 1988. Guida ai rapaci notturni. Zanichelli, Bologna. 189 pp.
Chiavetta M., 1992. Traduzione e note in Gensbol, 1992.
Clark W. S., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 152-163.
Clouet M., 1979. L'Aigle royal dans les Pyrenées françaises. La grande faune pyrénéenne et des montagnes d'Europe. Colloque Université de Pau: 331-344.
Clouet M., 1981. L'Aigle royal (Aquila chrysaetos) dans les Pyrenées françaises, résultats de 5 ans d'observations. Ois. Rev. française Ornithologhie 51 (2): 89-100.
Clouet M. & Goar J.-L., 1984. Relation morphologie-écologie entre l'Aigle royal (Aquila chrysaetos) et l'Aigle de Bonelli (Hieraaetus fasciatus), epséces sympatriques dans le Midi de la France. Rapinyaires Mediterranis, II. C.R.P.R., Barcelona: 109-119.
Cooper J. E., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 144.
Cramp S. & Simmons K. E. L., 1980. Handbook of the Birds of Europe, the Middle East and North Africa. Vol. 2: Hawks to Bustards, Owford.
Donazar J. A., 1993. Los Buitres Ibericos. Biologia y conservaciòn. J. M. Reyero. Ed., Madrid
Delibes M. & Calderon J., 1977. Golden eagle fledging three young. British Birds, 70: 118-119.
Dennis R. H., Ellis P. M., Broad R. A. & Langslow D. R., 1984. The status of the Golden Eagle in Britain. Brit. Birds 13: 77: 592-607.
Di Carlo E. A., 1980. Indagine preliminare sulla presenza passata ed attuale dell'Aquila reale Aquila chrysaetos sugli Appennini. Gli Uccelli d'Italia, 5: 263-283.
Ellis D. H., 1979. Development of behavior in the Golden eagle. Wildlife Monographs, n.70.
Ellis D. H., 1986. Exstremely tall eagle nests. National Geographic Research, 2: 517-519.
Estéve R. & Matérac J. P., 1987. L'Aigle royal, Aquila chrysaetos, en Haute-Savoie: bilan et perspectives. Nos Oiseaux 39: 13-24.
Everett M. J., 1971. The Golden Eagle survey in Scotland in 1964-1968. British birds, 64: 49-56.
Fasce P., 1979. Censimento e dati sulla riproduzione dell'Aquila reale Aquila chrysaetos nelle Alpi occidentali italiane e nell'Appennino settentrionale. Riv. it. Orn., 49: 34-39.
Fasce P., 1981. Recensement et succès de riproduction de l'Aigle royal Aquila chrysaetos dans les Alpes occidentales italiannes. Rapaces Méditerranéens. Annales du C.R.O.P., Aix-en-Provence, 1: 92-94.
Fasce P. & Fasce L., 1984. L'Aquila reale in Italia. Ecologia e conservazione. L.I.P.U., Parma.
Fasce P. & Fasce L., 1992. Aquila reale Aquila chrysaetos. In: Brichetti P. et al. (eds.) - Fauna d'Italia. XXIX. Aves. I. Edizioni Calderini, Bologna. 601-611.
Fasce P. & Fasce L., 1992. Gipeto Gypaetus barbatus. In: Brichetti P. et al. (eds.) - Fauna d'Italia. XXIX. Aves. I. Edizioni Calderini, Bologna. 480-488.
Fernandez C. & Donazar J. A., 1991. Griffon Vultures Gyps fulvus occupyng eyries of the other cliff-nesting raptors. Bird Study, 38: 42-44.
Ferrario G., 1985. Osservazioni di un'Aquila reale Aquila chrysaetos in caccia di Fagiani di monte Tetrao tetrix all'alba. Riv. it. Orn., 55: 202-203.
Ferrario G., Scherini G., Tosi G. & Toso S., 1985. Distribuzione, consistenza ed abitudini alimentari dell'Aquila reale Aquila chrysaetos nelle Alpi centrali. In: Fasola M. (red.) - Atti III Conv. it. Orn. Salice Terme, 1985: 263-264.
Forsman D., 1999. The Raptors of Europe and The Middle East. A Handbook of field Identification. T & AD Poyser, London.
Framarin F., 1982. Enquete sur l'Aigle royal Aquila chrysaetos dans le Parc National du Grand Paradis, Italie. Nos Oiseaux, 36: 263-273.
Framarin F., 1986. Notes complementaires sur la répartition et la nidification de l'Aigle royal Aquila chrysaetos dans le Parc National du Grand Paradis, Italie. Nos Oiseaux, 38 (6): 257-262.
Framarin F. & Genero F., 1995. Il Gipeto e le Alpi. Storia di un ritorno. Musumeci Editore, Quart. 77 pp.
Frugis S. & Schenk H., 1981. Red List of Italian Birds. Avocetta, 5 (3): 133-142.
Fuente F. R. de la, 1983. Le Aquile. I taccuini di Airone. Milano, 48 pp.
Galuschin V. M. & Pererva V. I. 1983. Status of rare raptors in USSR. Bull. World Work. Gr. Birds of Prey. 1.
Genero F., Perco F. & Dentesani B., 1996. Il Grifone in Italia e nel Mondo. Muzzio Editore, Padova. 180.
Gensbol B., 1992. Guida ai rapaci diurni. Zanichelli, Bologna, 367 pp.
Géroudet P., 1978a. Les Rapaces diurnes et nocturnes d'Europe. Delachaux et Niestlé, Neuchatel. 426 pp.
Glutz von Blotzheim, Bauer K. M. & Bezzel E., 1971. Handbuch dei Vogel Mitteleuropas. 4. Falconiformes. Akademische Verlagsgesellschaft, Frankfurt am Main. 943 pp.
Gordon A. G. & Gregory M. J. P., 1973. Golden eagles rear three young. Scot. Birds, 7: 408-413.
Gordon S., 1955. The Golden Eagle. Perth. 246 pp.
Haller H., 1982. Populationsokologie des Steinaddlers in den Alpen. Orn. Beobachter, 79: 163-211.
Haller H., 1996. Der Steinadler in Graubunden. Langfristige Untersuchungen zur Populationsokologie von Aquila crhysaetos im Zentrum der Alpen. Der Ornithologische Beobachter, Beiheft 9.
Hammond N. & Pearson B., 1993. Birds of prey. Behaviour guide. Hamlyn, London. 160 pp.
Harrison C., 1988. Nidi, uova e nidiacei degli uccelli d'Europa. Muzzio, Padova. 429 pp.
Henny C. J., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 140-150.
Huboux R., 1984. Contribution àune meilleure connaissance du régime alimentaire de l'Aigle royal Aquila chrysaetos en période de riproduction pour les Alpes du Sud et de la Provence. Bull. Centre Rech. Orn. de Provence, 6: 22-24.
Jacquat B., 1977. Age remarquable d'un Aigle royal en liberté. Nos Oiseaux, 34 (1): 31.
Jollie M., 1947. Plumage changes in the golden eagle. Auk, 64: 549-575.
Kemp A., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 14-51.
Kenward R. E., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 90-107.
Klaesson P., 1985. La Taiga. Oasis n°4 anno 1 - Luglio/Agosto. Musumeci e Fioratti Editori. 18-47.
Knight C. W. R., 1927. The book of the Golden Eagle. Hodder & Stoughton, Londra.
Kròl W., 1983. The status of eagles in Poland. Bull. World Work. Gr. Birds of Prey. 1.
Ledger J., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 206.
Lockie J. D. & Ractliffe D. A., 1964. Insecticides and Scottish Golden Eagle. Brit. Birds, 57: 89-102.
Le Franc M. N. & Clark W. S., 1983. Working bibliography of the Golden Eagle and the genus Aquila. Nat. Wildl. Fed. Scientific & Technical Series No. 7. Washington D. C. Inst. f. Wildl. Res., Nat. Wildl. Fed.
Love J. A., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 218.
Love J. A. & Watson J., 1990. The Golden eagle. Shire Natural History. Thomas & Sons, Buckinghamshire. 24 pp.
MacNally L., 1977. The Ways of an Eagle. Collins.
MacNally L., 1979. Peregrine apparently killed by Golden Eagle. Scot. Birds 10, 234.
Magrini M. & Ragni B., 1981. Sostituzione di un partner in una coppia di Aquila reale. Atti 48° Conv. U.Z.I., Suppl. Boll. Zool., 48: 70.
Magrini M. & Ragni B. & Armentano L., 1987. L'Aigle royal dans la partie centrale des Appennins. In: L'Aigle royal (Aquila chrysaetos) en Europe. Briançon: 29-32.
Martin B. P., 1993. Birds of prey oh the British isles. David & Charles, Devon. 192 pp.
Mathieu R., 1987. Comportement et maturation sexuelle chez l'Aigle royal. In: L'Aigle royal (Aquila chrysaetos) en Europe. Briançon: 97-102.
Mathieu R. & Choisy J. P., 1982. L'Aigle royal dans les Alpes méridionales française de 1964 a 1980. Le Bièvre 4: 1-32.
Menatory G., 1976. L'Aigle royal. Payot, Losanna.
Meyburg B. U., 1974. Sibling aggression and mortality among nestling eagles. Ibis, 116: 224-228.
Meyburg B. U., 1975. Protective management of eagles by reduction of nestling mortality. Proceeding World Conference on Birds of Prey, Vienna: 387-392.
Mertz D. B., 1971. The mathematical Demography of the California Condor population. Tha Am. Nat., 105 (945): 437-453.
Mezzatesta F., 1984. Guardiamo l’aquila negli occhi. Articolo da “Oggi Natura” anno II n°11 - Novembre. Rizzoli editore, Milano: 89-98
Mezzatesta F., 1989. Rapaci. Edizioni Agricole, Bologna. 328 pp.
Mielczarek E. Comunicazioni verbali e appunti di campo.
Mikkola H., 1983. Owls of Europe. T & AD Poyser Ltd, Calton.
Mingozzi T., Boano G., Pulcher C. e collaboratori, 1988. Atlante degli uccelli nidificanti in Piemonte e Val d'Aosta, 1980 - 1984. Monografia VIII, Museo Regionale di Scienze Naturali - Torino. 106-107.
Murgia C., 1993. Guida ai rapaci della Sardegna. Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato Difesa Ambiente. Milano 223 pp.
Murphy J. R., 1974. Status of Golden eagle Population in Central Utah. Raptor Research, 3: 91-96.
Murphy J. R., 1975. Study of Eagle Populations in the Western United States. Proceedings World Conference on Birds of Prey, Vienna: 57-62.
Newton I., 1974. Population ecology of Raptors. Poyser, Berkhamsted. 399 pp.
Newton I., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 68-89, 190-205.
Novelletto A. & Petretti F., 1980. Ecologia dell'Aquila reale negli Appennini. Riv. it. Orn., 50: 127-142.
Oggier P. A., 1981. L'Aigle royal (Aquila chrysaetos) en Valais: effectif et densité. Bull. Murinthienne, 98: 55-66.
Olendorff R., Miller A. & Leheman R., 1981. Suggested practices for Raptor protection on Power Lines. Raptor Research Report n.4, St. Paul.
Olsen J., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 188.
Olsen P., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 108-122, 130.
Parellada X. & De Juan A., 1981. Les Accipitriformes des milieux alpins des Pyrénées catalanes. Rapaces Méditerranées. Annales du CROP n. 1: 34:43.
Parellada X., De Jaun A. & Alamany D., 1984. Ecologia de l'Aliga cuabarrada (Hieraaetus fasciatus): factors limitants, adaptaciòn morfologiques i ecologiques i relaciòns interspecifiques amb l'Aliga daurada (Aquila chrysaetos). Rapinyaires Mediterranis, II. C.R.P.R., Barcelona: 121-141.
Pedrini P., 1987. Incontro ravvicinato con la regina delle montagne. Airone inverno n°79/1. Mondadori, Milano. pp. 59-79.
Pedrini P., 1991. Ecologia riproduttiva e problemi di conservazione dell'Aquila reale (Aquila chrysaetos) in Trentino (Alpi centro orientali). INBS, Atti V convegno italiano di ornotologia, Bracciano 4-8 ottobre 1989. Vol. XVII, num. unico. 365-369.
Peeters H. J., 1994. in AA. VV. Raptor conservation today. B.-U. Majeburg and R. D. Chancellor (Editors). Proceedings of the IV World Conference on Birds of Prey and Owls. Berlin, Germany, 10-17 May 1992. 799 pp. 775-776.
Penteriani V., 1996. Il Gufo reale. Edagricole, Bologna. 172 pp.
Perco D. & Perco F., 1976. I rapaci - conoscerli e proteggerli. Le. Ma. Maniago, Pordenone. 139 pp.
Porter R. F., Willis I., Christensen S. & Nielsen B. P., 1985. Guida all'identificazione dei Rapaci Europei in volo. Zanichelli, Bologna. 176 pp.
Ractliffe D., 1993. The Peregrine falcon. T & A D Poyser, Londra. II edizione 454 pp.
Ragni B., 1976. Mal d'Aquila. In: Pedrotti F. (red.), SOS Fauna. Animali in pericolo in Italia. Savini-Mercuri, Camerino: 373-416.
Ragni B., Magrini M. & Armentano L., 1986. Aspetti della biologia dell'Aquila reale Aquila chrysaetos nell'Appennino umbro-marchigiano. Avocetta, 10: 71-85.
Ruio D., 1992. I giorni dell’Aquila. Oasis n°66, aprile. Musumeci, 64-71.
Salvo G., 1993. Probabile caso di collaborazione nella riproduzione da parte di un'Aquila reale, Aquila chrysaetos, immatura. Riv; ital. Orn., Milano, 63 (1): 102-103, 15 - VI.
Seminara S., Giarratana S. & Facara R., 1987. L'Aigle royal en Sicilie. In: L'Aigle royal (Aquila chrysaetos) en Europe. Briançon: 33-36.
Spinetti M., 1994. Check-List della fauna della Marsica. Uccelli, Mammiferi, Anfibi e Rettili. Appennino Centrale (Abruzzo). Editrice Futura, L'Aquila. 40 pp.
Spinetti M., 1996. Fauna del massiccio del Velino/Sirente. Appennino centrale. Uccelli, Mammiferi, Anfibi e Rettili. Gruppo Tipografico Editoriale, L’Aquila. 134 pp.
Spinetti M., 1997. L’Aquila reale. Biologia, etologia e conservazione. Cogecstre, Penne.
Spinetti M., A quel che resta del mondo selvaggio. Edizioni Scientifiche Italiane. In stampa.
Stemmler C., 1955. Der Steinadler in den Schweizer Alpen, Sciaffusa.
Temple S. A., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 208-225.
Teresa S., 1980. Golden eagrle successfully breeding in subadult plumage. Raptor Research, 14 (3): 86-87.
Tjernberg M., 1983a. Habitat and nest site features of Golden Eagles Aquila chrysaetos (L.), in Sweden. Swedish Wildlife Research, 12:131-163
Tjernberg M., 1983. Breeding ecology of the Golden Eagle, Aquila chrysaetos, in Sweden.
Thom V. M., 1993. Birds in Scotland. T & A D Poyser, Londra. 382 pp.
Thoreau H. D. Walden ovvero vita nei boschi. Rizzoli, Milano. 412 pp.
Tiberi M. Comunicazioni verbali e appunti di campo.
Tomkies M., 1994. Golden eagle years (New Revised Edition). Jonathan Cape, London.
224 pp.
Tormen G. & Cibien A., 1991. L'Aquila reale nelle provincie di Belluno e di Treviso (primi dati). Amm. Prov. di Belluno e Gruppo Natura Bellunese. Belluno 75 pp.
Tucker G. M, Heath M. F., Tomialojc L. & Grimmett R. F. A., 1994. Birds in Europe, Their Conservation Status. BirdLife Conservation Series No. 3. BridLife International.
Verner W., 1909. My life Among the Wild Birds in Spain. London.
Village A., 1991. In: AA. VV. Uccelli da preda. Rizzoli, Milano. 54-67, 124-139.
Walasz K. & Mielczarek P. 1992. The atlas of breeding birds in Malopolska 1985 - 1991. Biologica Silesiae, Wroclaw. 522 pp.
Watson J., 1994. In: Tucker G. M, Heath M. F., Tomialojc L. & Grimmett R. F. A., 1994. Birds in Europe, Their Conservation Status. BirdLife Conservation Series No. 3. BridLife International.
Watson J., 1997. The Golden eagle. T&AD Poyser, London. 375 pp.