martedì 29 dicembre 2020

Un piccolo omaggio ad un grande rivoluzionario e pensatore russo: Pëtr Kropotkin (1842-1921)

Wild Nahani





“....Essi mi insegnarono anche come pochi siano i reali bisogni dell’uomo, non appena egli sia uscito dal cerchio magico della civiltà convenzionale. Con qualche pagnotta e pochi grammi di tè in un sacchetto di cuoio, un pentolino, e un’accetta attaccata alla sella e, dietro la sella, una coperta da stendere al bivacco, sopra un letto di frasche tagliate di fresco, un uomo può sentirsi perfettamente indipendente anche in mezzo a montagne sconosciute, rivestite di fitte foreste o coperte di neve....”. (P. A. Kropotkin).

“Libertà è parola molto di moda. Non è da ora, ovviamente, ma da qualche tempo particolarmente - e per lo più abusivamente - di moda. Forse perché si presta a mille interpretazioni, anche le più deboli, anzi debolissime. Ma c’è anche una concezione forte, anzi fortissima della libertà. Un’idea ‘esagerata’. L’idea esagerata di libertà è, secondo Popper, l’anarchismo. Ma è una esagerazione della libertà o la sua espressione più compiuta e coerente? L’una cosa e l’altra, forse..... Così come merita un pensiero antidogmatico per eccellenza, perché nato sulla negazione del principio di autorità......

.... Parole di un ribelle, La conquista del pane, Campi fabbriche ed officine, Il mutuo appoggio, Memorie di un rivoluzionario, La grande rivoluzione, La scienza moderna e l’anarchia, L’etica...... Pur diversificate, queste opere (di Kropotkin - nota di chi scrive) rappresentano il tentativo unitario di dimostrare l’unilateralità dell’ipotesi darwiniana e, per contro, la naturale socialità dell’uomo quale fattore insostituibile della sua evoluzione sociale e civile. Viene così messa in luce l’effettiva possibilità di accordare il mondo della natura e quello della cultura, al fine di individuare quali forme di convivenza umana maggiormente in sintonia con le modalità del mondo naturale. Kropotkin deve essere considerato uno dei maggiori precursori del pensiero ecologico contemporaneo” (G. N. Berti, 1998).

Peter Kropotkin, come accenna Berti, è una figura anarchica che travalica il senso della settorialità per compenetrarsi unitariamente tra la natura e la socialità vera e pura dell’uomo. Nei suoi scritti appare costantemente questo desiderio di riconciliare la cultura umana con gli elementi della natura, ponendo alla base una stretta e nel contempo ampia visione anticipatamente biocentrica dei valori umani. Questo anche grazie al suo benevole e forte carattere: “Quello che è ancor vago nel ragazzo si precisa nell’uomo” (Pëtr Kropotkin). Ecco alcuni cenni della analisi di Berti (1998), integrata da alcuni scritti diretti dell’anarchico russo che ribadisce sempre questa sua sincera, nobile e comprensiva totalità dell’essere.

“Sotto questa spinta condizionante, l’anarchico russo concepisce una grande risposta di grande respiro teorico: dimostrare che l’anarchismo è in perfetta sintonia con la crescita e il fine della scienza. E, ancor più, dimostrare che le verità di questa scienza vanno in direzione opposta alla cultura del conflitto e del dominio, testimoniando invece una reale, oggettiva tendenza della vita animale ed umana verso la cooperazione e la solidarietà universali..... Evoluzionismo e positivismo, determinismo scientifico e creatività delle masse popolari sono le armi teoriche usate da Kropotkin per dimostrare il perfetto incontro tra anarchismo e scienza, tra rivoluzione sociale e disincanto intellettuale, tra verità morali e verità naturali.... Insomma, è il tentativo di giustisficare la libertà e l’uguaglianza attraverso spiegazioni di tipo naturalistico. L’accostamento appare antinomico e problematico perché mentre la giustificazione attiene al campo dell’etica, la spiegazione si risolve in quello della scienza. Ecco perché il teorema di Kropotkin: dare la giustificazione dell’etica attraverso la spiegazione della natura. Ma come risolvere la natura nella cultura, la scienza nei valori? Come formulare cioè una spiegazione che stia a fondamento della giustificazione quale espressione logica dell’equazione etica uguale autenticità naturale?

La risposta Kropotkiana si può riassumere in questa progressiva articolazione: la scienza evidenzia come necessità logica interna della natura, la cui valenza più matura però si dà a sua volta come spontaneità; ovvero, la spiegazione della necessità naturale si traduce nella giustificazione della sua spontaneità. A sua volta l’immediata valenza della spontaneità non può che essere colta sotto il significato della libertà. Natura, spontaneità, libertà: questi i termini della sequenza progressiva insiti nella risposta dell’anarchico russo”.

Kropotkin scrive (1913): “l’anarchia è una concezione dell’universo, basata sulla interpretazione meccanica dei fenomeni, che abbraccia tutta la natura, non esclusa la vita della società. Il suo metodo è quello delle scienze naturali; e, secondo questo metodo, ogni conclusione scientifica deve essere verificata. La sua tendenza è di fondere una filosofia sintetica, che si estenda a tutti i fatti della natura, compresa la vita delle società umane e i loro problemi economici, politici e morali”. Continua Berti (1998): “Addirittura l’anarchia si delinea come strumento generale di comprensione scientifica in grado di ‘elaborare la filosofia sintetica, ossia la comprensione dell’universo nel suo insieme”. Integra indirettamente Kropotkin (1913): “..poiché l’uomo è una parte della natura, poiché la sua vita personale e sociale è pure un fenomeno della natura - alla stregua della crescita di un fiore, o della vita nelle società delle formiche e delle api - non vi è nessuna ragione perché, passando dal fiore all’uomo, da un villaggio di castori ad una città umana, noi dobbiamo abbandonare il metodo che ci aveva servito così bene fino allora, per cercarne un altro nell’arsenale della metafisica”.

Ecco ora per concludere un brano tratto da un’opera importante di Kropotkin, “Il mutuo appoggio. Un fattore dell’evoluzione” (da AA. VV. 1994 pag. 27): “Fortunatamente, la competizione non è una regola, nè nel mondo animale, nè in quello umano.

Fra gli animali, è limitata a periodi eccezionali e la selezione naturale, per attuarsi, trova migliori strategie d’azione.

Le condizioni migliori per l’evoluzione sono create dall’eliminazione della competizione, tramite l’aiuto ed il sostegno reciproci.

Nella grande lotta per la vita - per la maggiore pienezza e la maggiore intensità di vita possibili, con il minore spreco di energia - la selezione naturale cerca costantemente i modi per evitare al massimo la competizione.

Le formiche si organizzano in nidi e in nazioni; producono il proprio cibo, allevano il proprio “bestiame” - ciò evita la competizione e le sue conseguenze dannose.

La selezione naturale premia, fra le formiche, quelle varietà che meglio sanno collaborare.

La maggior parte dei nostri uccelli si sposta lentamente verso sud e ritorna poi in inverno.

Questi uccelli viaggiano in grandi stormi e questo contribuisce ad evitare la competizione.

Molti roditori cadono addormentati nel periodo in cui potrebbe essere necessario competere per la sopravvivenza; mentre altri immagazzinano il cibo per l’inverno e lo fanno riuniti in grandi comunità, per avere la necessaria protezione durante il lavoro.

Le renne, quando nelle zone interne i licheni seccano, migrano verso il mare.

I bufali attraversano un immenso continente per avere cibo a sufficienza. E quando i castori divengono troppo numerosi nello stesso fiume, si dividono in due gruppi e vanno, i più anziani, verso la foce e i più giovani verso la fonte. Questo evita la competizione.

Quando gli animali non possono cadere in letargo, nè migrare, nè immagazzinare, nè crescere essi stessi il proprio cibo, come le formiche, allora fanno come la cincia....: ricorrono a un nuovo cibo! E anche questo evita di competere.

‘Non competere! La competizione è sempre negativa per la specie e ci sono molti modi per evitarla!’, questa è la tendenza indicata dalla natura, non sempre pienamente realizzata, ma comunque sempre presente.

Questo è il messaggio che ci viene dalla foresta, dalla macchia, dal fiume e dall’oceano.

Perciò, unitevi e praticate l’aiuto reciproco! Questo è il modo migliore per dare a tutti e a ciascuno la più grande soddisfazione, la migliore garanzia di esistenza e di progresso, materiale, intellettuale e morale”.


“Le istituzioni di reciproco aiuto hanno qualcosa in più del loro valore funzionale. Sono una misura e un indicatore della salute di ogni società” (C. Ward).